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Scuole aperte nel salernitano tranne nel Cilento dove sembra… agosto

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Sembra proprio che l’estate nella provincia di Salerno non voglia proprio terminare. La riapertura delle scuole a settembre rappresenta da sempre per i bambini e i ragazzi un nuovo inizio e sancisce la fine di un’altra estate.

Le amministrazioni di Agropoli, Vallo della Lucania, Vibonati, Torraca, Tortorella, Sapri, Centola Palinuro e Roccadaspide situati nel nella parte situata a Sud della provincia di Salerno hanno posticipato l’apertura della scuole di qualche giorno.

Pertanto l’estate 2019 continua a dare segni di una vivacità che rende lieve anche la vita di genitori e nonni che di solito si organizzano per tempo per accompagnare, soprattutto quelli più piccoli, a salire per la prima volta le scale di un istituto scolastico.

Sembra che il motivo che ha scosso la sensibilità dei sindaci che d’imperio hanno deciso che la “vita è bella” e vale la pena continuare a godersi il mare settembrino è stato quello di allungare, ancora un po’, la stagione turistica in primo luogo dei residenti ed eventualmente di far tornare quelli che avevano già abbandonato spiagge, case, alberghi e villaggi turistici.

Tra i comuni citati, Centola e Roccadaspide, sembra che siano stati indotti ad emanare l’ordinanza in considerazione del fatto che alcuni edifici scolastici verranno sottoposti a lavori di manutenzione straordinaria per cui si è reso necessario predisporre un piano per assicurare a tutti alunni banchi sedei e lavagne nei locali a loro destinati.

Presidi, docenti e famiglie non possono che prendere atto di un’ordinanza sindacale e organizzarsi di conseguenza.

Ma consideriamo la situazione dal punto di vista di chi la scuola la frequenta. E soprattutto di quei studenti e quei genitori che considerano l’andare a scuola come un diritto che lo stato, in tutte le sue articolazioni, deve garantire e un dovere per famiglie e studenti che ne fruiscono.

Cosa devono pensare del fatto che basta una decisione arbitraria oppure motivata per lavori che andrebbero programmati per tempo visto che non ci troviamo di fronte a terremoti, alluvioni o altri pericoli incombenti?

È da tempo, molto tempo, che la scuola e l’istruzione che dovrebbe garantire cede il passo ad ogni altra esigenza di vita vissuta. Dallo sport, alla musica; dal web alla TV; dalle esigenze dei docenti ai diritti di chiunque fornisce servizi destinati agli alunni …

Perfino le esigenze di garantire la necessaria e doverosa sicurezza agli alunni e al personale si traduce in infiniti motivi per non fare invece di mettere in campo ogni “risorsa” per eliminare gli impedimenti.

Ed ecco che non si garantisce la pratica dello sport a scuola perché molti medici non rilasciano i certificati di idoneità alla pratica sportiva non agonistica; non si svolge attività all’aria aperta anche dove l’ambiente esterno è ideale perché è una responsabilità troppo grande lasciare sciamare i bambini nel cortile della scuola; non si organizzano visite di istruzione perché non si trovano docenti disposti ad accompagnare gli alunni; non si accetta un sistema di valutazione esterna alle scuole perché vorrebbe dire valutare anche l’operato dei docenti … l’elenco potrebbe allungarsi come un serpentone che prende in bocca la coda!

In particolare alle nostre latitudini è del tutto evidente che il tempo scuola è ridotto per l’assoluta mancanza di scuole a tempo pieno e, allo stesso tempo, è palese l’assenza di altre agenzie formative sia laiche sia confessionali che possano sopperire al problema.

Inoltre, la stessa collaborazione prevista per legge tra i Piani sociali di zona, l’ASL e le scuole sono basate quasi esclusivamente su rapporti del tutto burocratici e per niente funzionali alle necessità dei giovani svantaggiati sia fisici sia sociali.

Infine, vale la pena sottolineare che nella nostra realtà decine di edifici scolastici sono stati ristrutturati e rimessi a nuovo grazie ai fondi nazionali destinati all’edilizia scolastica. Ma è sotto gli occhi di tutti che restano desolatamente vuoti a causa della denatalità infantile e al fenomeno dell’abbandono delle aree interne in favore degli insediamenti costieri vicini sia verso i grandi centri in Italia e all’estero.

Già che ci siamo, serve ricordare che il sistema di valutazione nazionale registra enormi differenze tra chi frequenta le scuole al centro e al nord dell’Italia e chi si trova al sud e nelle isole. Senza generalizzare e dando merito anche a chi nelle nostre realtà si dedica con passione alla funzione docente, resta il fatto che si valuta poco e male. Poco perché sia le valutazioni periodiche generale (gli scrutini) sono fatti a distanza di 4 mesi (in alcuni casi i collegi scelgono 3 mesi) sia quelle individuali e nelle singole discipline si svolgono su base volontaria e solo in funzione della pagella o, ancora peggio, dello scrutinio finale. Quasi mai per “misurare” i progressi o le carenze che l’allievo dovrebbe conoscere (come l’insegnante) per potervi porre rimedio.

Don Milani diceva “molte valutazioni e nessuna bocciatura). Dietro questo concetto c’è l’essenza del lavoro educativo e istruttivo che una società che ha voglia di accompagnare una crescita consapevole delle nuove generazioni.

Purtroppo, nelle nostre scuole non funziona così!

Ecco perché sindaci e assessori possono impunemente arrogarsi il diritto di chiudere le scuole per prolungare le vacanze, genitori e alunni possono esultare per il procrastinarsi della “vacanza”.

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