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Rogo Avellino: Perchè adesso è il momento di dire basta (di S.Carluccio)

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Sono anni che l’Irpinia è prima in Italia per il numero di reati ambientali. Anni che l’Irpinia è una delle zone con il più alto numero di patologie oncologiche.

Anni che, silenziosamente, la verde Irpinia diventa ogni giorno più grigia. Dalla Valle del Sabato all’Ofanto contaminato col mercurio, dalle discariche abusive agli incendi dolosi, sono anni che assistiamo ad uno spettacolo vergognoso senza dire una parola. Come se il problema non fosse nostro.

La natura, le bellezze paesaggistiche che la nostra terra possiede sono la vera nostra ricchezza, in un territorio dove disoccupazione ed emigrazione giovanile fanno morire ogni anno un piccolo paese.

Ma se svendiamo ciò che di bello e sano abbiamo, come possiamo pensare che ci sia davvero un futuro per questa terra?

Come possiamo chiedere ad un giovane laureato o ad una coppia che vuole avere dei figli di restare e di investire qui, se l’unica cosa di valore che abbiamo, l’ambiente salubre e incontaminato, viene continuamente depredato, martoriato e ferito mortalmente?

I temi dell’ambiente, della sostenibilità e della lotta al cambiamento climatico sono diventati, negli ultimi tempi, di grande attualità a livello mondiale.

Si è capito, dopo decenni passati tra la negazione del riscaldamento globale e la più totale indifferenza verso ciò che ci circonda, che al momento non ci sono alternative alla Terra.

Non esistono piani B o altri pianeti dove poterci trasferire in caso di collasso della nostra attuale casa, non esistono vie di fuga che permetterebbero di salvare la nostra specie dall’estinzione.

L’unica strada attualmente percorribile è quella della salvaguardia e della tutela del pianeta Terra, riducendo le emissioni di anidride carbonica per contenere l’aumento delle temperature e l’innalzamento dei mari.

Come può essere, dunque, che in un contesto mondiale di lotta al riscaldamento planetario, qui da noi non solo non ci si attiva per contrastare pratiche e abitudini nocive, ma anzi, si assiste ad aumento dei reati ambientali e ad un diffuso inquinamento e distruzione della natura che ancora ci circonda?

Non sappiamo, forse, che siamo ciò che mangiamo e ciò che respiriamo?

Non sappiamo, forse, che dopo un disastro naturale ci vogliono secoli per tornare alle condizioni di iniziale equilibrio e probabilmente non si riuscirà mai in pieno?

Non sappiamo, forse, che gran parte della nostra salute e del nostro benessere dipende da fattori ambientali che noi possiamo controllare?

Si resta davvero allibiti, quando accadono dei disastri come quello ancora in corso a Pianodardine, in cui sicuramente saranno da accertare le eventuali responsabilità, ma che, già adesso, testimonia quanto siamo impreparati ad affrontare emergenze del genere.

Il disastro di Pianodardine, che sta avendo tristemente rilevanza nazionale, non potrà e non dovrà andare a finire inmediatamente nel dimenticatoio.

Se oltre alla tragedia ambientale e ai danni, che dureranno almeno per diversi mesi, vogliamo vedere il lato positivo di tutta la faccenda, dobbiamo intendere questa catastrofe come un avvertimento, come un segnale di pericolo.

Molte sono le emergenze ambientali e di inquinamento in Irpinia e in Campania.

Nella maggior parte dei casi la loro situazione sta peggiorando e non si vede all’orizzonte un futuro roseo. Tutt’altro.

Se il disastro di Pianodardine può avere un senso, una sua ragion d’essere oltre alla immane tragedia, deve essere quello di dire basta.

Basta ai fiumi inquinati, basta agli incendi dolosi, basta alle terre rovinate per sempre, basta ai tumori e alle malattie che aumentano ogni mese.

Basta ad una terra seviziata e tormentata che se non risolve prima i suoi problemi, non potrà mai guardare con serenità ed ottimismo al futuro.

Dott.Stefano Carluccio

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