Era abbastanza alto, robusto, possente, velocissimo ma non fu mai amato dai tifosi granata, ebbe un solo torto, arrivare dopo PRATI il grande centravanti del campionato vinto nel 1966.
CAVICCHIA era un bravissimo ragazzo e quando arrivò a Salerno era già stato in serie A con la grande FIORENTINA dallo scioglilingua ALBERTOSI ROBOTTI e CASTELLETTI……..
CAVICCHIA nel 1963 in serie A con solo 7 presenze aveva segnato 4 reti. Si era distinto in una amichevole in RUSSIA, sempre nel ’63 segnando una rete al mitico LEV JASIN portiere che vinse il pallone d’oro.
Nato a MONTESILVANO a 16 anni decise di fare il giocatore di pallone ed aveva una particolarità ovviamente dalla nascita, il labbro leporino che invece di essere considerato un difetto ne aumentava le caratteristiche di sfondatore, da somigliare più ad un RUGBISTA che porta in volto il segno della lotta che ad un calciatore.
A Salerno giunge dopo PRATI, centravanti di alta classe e con doti da farlo diventare calciatore internazionale, apriti cielo, i tifosi non gradiscono questo totale mutamento e CAVICCHIA per un anno intero e ‘ soggetto a continui e inutili paragoni che ne diminuiscono di gran lunga un Suo reale valore di assoluta forza di sfondamento.
La Salernitana fino agli inizi di APRILE del 1967 rimane a galla in classifica e CAVICCHIA nel momento importante febbraio /marzo infilera ‘ una serie di reti, sta quasi per entrare nei cuori dei tifosi, infatti contro il GENOA, PISA e REGGINA segnerà reti determinanti, poi calerà con tutta la squadra nel finale del campionato.
CAVICCHIA era stato scoperto da MAZZA della dirigenza SPAL di quel periodo, ma dopo SALERNO farà un immenso campionato con tantissime reti trascinando nel 1970
l’ ANCONITANA in B.
A Salerno frequentava piazza CASALBORE, lo si trovava la sera nei dintorni del VESTUTI ed ogni volta che lo si vedeva era un tormentone,…….. non è Prati….
CAVICCHIA era il vecchio centrattacco, dal tiro forte, colpo di testa, finta di corpo, oggi questo ruolo non esiste più, fu attaccato ai nostri colori e nel 2014 poco più che settantenne ci ha lasciato e noi abbiamo il dovere di ricordarlo nel CENTENARIO GRANATA.
Di Adolfo Gravagnuolo
ma che ce ne fotte di questo signore chi cazzo e