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Renzi lascia il partito, Piero De Luca non lo segue: «Io resto nel Pd»

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«La notizia dell’abbandono del Partito Democratico da parte di Matteo Renzi, sono sincero, dispiace profondamente. In cuor mio, ho sperato fino all’ultimo che questa scissione non avvenisse. Ma purtoppo si è consumata. A Matteo e a tutti gli amici che hanno scelto un’altra strada, invio un abbraccio, sperando di poterci ritrovare in futuro». Lo afferma il deputato salernitano del Pd Piero De Luca

«Io, lo dico con chiarezza e convinzione, resto nel PD, perché ritengo che sia ancora oggi la nostra casa comune – prosegue De Luca -. Ancor più nel nuovo assetto politico italiano, caratterizzato dalla nascita di un Governo sostenuto con senso di responsabilità dal Partito Democratico.

Le sfide e gli obiettivi che ci siamo posti nelle ultime settimane sono ambiziosi. Abbiamo costruito un percorso inesplorato per mettere in sicurezza il Paese da un punto di vista economico-finanziario, per tutelare le famiglie e le imprese dal rischio di aumento IVA o di tagli ai servizi pubblici essenziali, per dare risposte serie ai disagi sociali diffusi, per recuperare credibilità politica in Europa, per difendere princìpi e valori costituzionali fondamentali quali in particolare la libertà di espressione, di stampa e di insegnamento, e per proteggere la società italiana da una deriva di odio, violenza e attacco alle istituzioni democratiche ormai insostenibile.

In questo contesto, il Partito Democratico rappresenta oggi l’unica speranza e l’unica garanzia che si intraprenda davvero questo percorso, nell’interesse degli italiani.

Non sarà facile. Dovremo lottare con determinazione per innovare e modernizzare la società italiana, per rendere il Paese competitivo e dinamico, per migliorare le condizioni di vita delle nostre famiglie, per creare un grande piano del lavoro rivolto al Sud, per garantire sicurezza urbana nei quartieri, per un rinnovamento profondo della giustizia, per offrire a chiunque un sistema scolastico pubblico di eccellenza, per eliminare le diseguaglianze sociali ed assicurare in ogni luogo del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, parità di servizi ed opportunità.

Il lavoro che ci attende impone, dunque, compattezza ed unità.
Il PD ha fatto del pluralismo culturale, della fusione e condivisione di valori progressisti, liberali e riformisti, la nostra più grande ricchezza, la ragione profonda della nostra stessa esistenza al servizio del Paese.
Questa pluralità nell’unità va difesa.

Le vicende di queste ore non possono non indurre, però, ad una riflessione sull’esigenza di rilanciare il progetto del Partito Democratico. Avremo tempo e modo di discuterne. È ineludibile tuttavia la necessità di inaugurare una nuova stagione di dialogo e confronto politico-programmatico interno chiaro, sereno e trasparente, libero da liturgie o burocratismi meramente correntizi, aperto finalmente alla valorizzazione del merito, delle competenze e del radicamento territoriale.

È l’unico modo per tornare ad entusiasmare, appassionare, convincere e coinvolgere giovani, studenti, lavoratori, militanti, amministratori o semplici cittadini.
Il Paese ha bisogno dei Democratici e il PD ha bisogno dell’impegno e del sostegno di tutti noi.
A maggior ragione oggi.

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