Ass. ‘Io Salerno’: Centri commerciali naturali, cominciamo da via Popilia

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La nostra Città non è nata in una notte grazie alle arti magiche di Barliario che, a quanto si narra, pure riuscì a fare gli Archi dell’acquedotto di via Arce. La nostra, è una Città millenaria.

La sua parte antica, come fosse un ‘abbecedario’, ne illustra la stratificazione storica e ne esprime l’identità mediterranea e meridionale permeata da secoli di cultura, arte, sapere e saper fare. Una identità di cui dovremmo essere, tutti, orgogliosi messaggeri e strenui difensori.

Eppure, c’è chi ritiene che essa sia più e meglio rappresentata, oggi, dalla modernità di alcuni interventi di architettura contemporanea ispirati a realtà urbane tanto ricche, nella forma, quanto prive di ogni respiro culturale, nella sostanza. Ma, si sa, la cultura non si vende al mercato.

Del resto, non ci risulta che i turisti stiano ad indugiare di fronte al nuovo Tribunale, da 120milioni di euro, né che vadano in visita ai ruderi del nuovo Palazzetto dello Sport, costati 20milioni. Li vediamo tutti lì, nel quartiere dove ‘ogni luogo è storia e ogni pietra è memoria’, a meravigliarsi nel visitare i resti degli insediamenti romani, ebraici, longobardi, e le costruzioni religiose realizzate ‘in gran numero’, benché ‘in gran numero’ dirute e sottratte alla fruizione.

Sono queste memorie, la vera forza della Città e la vera ricchezza della Comunità.

Il recupero del centro storico doveva essere completato, nella sua parte alta, con fondi concessi dall’Europa. Si dice, 48milioni di euro. E’ rimasto come era, dopo che quelle risorse sono state colpevolmente dirottate altrove per realizzare opere che avrebbero dovuto rappresentare un ‘valore’ per tutti e che sembra abbiano prodotto ‘valori’ per pochi. E subisce, oggi, gli effetti di un inaccettabile abbandono in grado di compromettere il fervore delle attività commerciali che lo hanno reso, nei secoli, il luogo degli affari e della vita.

Questa, però, è una responsabilità che non possiamo assumere, sia nei confronti di chi ha plasmato e tramandato il territorio, sia di chi, dopo di noi, ha diritto di fruirne e goderne in eguale misura.

Per questo, noi pensiamo sia doveroso riportare la vita nei luoghi che, per secoli, ci hanno dato la vita.

Nel commento di Mercoledì scorso, denunciando le difficoltà del commercio in Città, abbiamo parlato dei ‘Centri Commerciali Naturali’ definendoli quali ‘percorsi protetti di quartiere’ costruiti attraverso interventi integrati di urbanistica, di edilizia e di marketing, con l’obiettivo di realizzare scenografie urbane del tutto simili a quelle dei grandi Centri Commerciali e con la finalità di generare eguali benefici per operatori e consumatori. Vale la pena sottolineare che economisti e tecnici li ritengono tra gli strumenti più validi per fronteggiare il declino dei quartieri commerciali tradizionali.

Bene. Il centro storico, già oggi attrattore culturale, è luogo certamente idoneo a sviluppare i massimi vantaggi di un Centro Commerciale Naturale solo se si procedesse al ripristino delle ‘botteghe artigiane identitarie’, a partire da via Botteghelle e via da Procida, passando per il cardo di via dei Canali e il decumano di via Tasso, proseguendo per Porta di Ronca, le rampe di San Lorenzo, via San Massimo, per arrivare a Montevergine o, ancora più su, a via de Renzi e al Conservatorio.

Ci riferiamo, ovviamente, alle botteghe della nostra tradizione perché, se nei centri storici si possono acquistare pure le scarpe, in essi, di regola, si comprano le produzioni delle abilità e del talento della Comunità. Non lo facciamo anche noi quando andiamo in visita fuori?

E, quindi, laboratori di pittura, scultura, grafica, ceramica, ricamo, ferro, legno, vetro, cuoio, strumenti musicali o altro ancora, ove i giovani, soprattutto se ‘dispersi’, possano esercitare e/o apprendere un mestiere recuperando volontà e dignità.

Poiché non siamo abituati a parlare senza dire, ci permettiamo immaginare il possibile progetto ‘di via Popilia’, la via Tasso dei Romani, ben precisando che una qualsiasi ipotesi concreta deve essere immune da ogni forma di partecipazione da parte di coloro che fossero interessati solo alla soluzione di problemi personali o a soddisfare personali esigenze.

Dal punto di vista urbanistico, pensiamo alla realizzazione di un percorso alla riscoperta dei larghi, degli slarghi e delle vie, con spiazzi per la sosta e il riposo, dotati di servizi igienici, con aree verdi ottenute aprendo anche giardini privati, ovunque possibile, nei quali consentire quotidiane espressioni di arte e di cultura. Per fronteggiare, nell’immediato, il problema dei parcheggi, si possono attivare navette ‘dedicate’, procedere al rimborso del costo in presenza di una soglia di acquisti e ridisegnare in modo più funzionale stalli già esistenti, ad esempio sul trincerone alto. In prospettiva, oltre ai posti in itinere, si possono utilizzare l’area a fianco del Genio Civile, in uso a pochi fortunati, e quella tra il nuovo Tribunale e via Dalmazia. Ne abbiamo già parlato in precedenti interventi (cfr. pagina Fb). Senza dimenticare, infine,i parcheggi immaginati su via de Renzi a corredo dei progetti predisposti per il recupero degli ‘edifici mondo’. C’è convenienza a farli solo se si scava in centro?

Dal punto di vista edilizio, riteniamo si debbano riprendere i fabbricati, ripulire strade e facciate, riaprire alla fruizione, anche solo visiva, gli edifici storici e religiosi con una opportuna messa in sicurezza, e avviare nuove botteghe d’arte in linea con quelle elencate più sopra. Ma anche aprire ristoranti, in particolare nella parte alta, per diffondere nel modo più ampio la conoscenza degli scenari più sorprendenti di una Città millenaria di cui, purtroppo, sembra si siano perse le tracce. Basta iniziare con pochi insediamenti, per cambiare tutto.

Dal punto di vista del marketing, infine, pensiamo ad accordi tra gli operatori per una accoglienza fatta di modernità e di qualità, a forme di collaborazione anche basate sulla condivisione degli spazi e dei servizi per ridurre i costi e aumentare fatturato e marginalità. Pensiamo a formule centralizzate di gestione degli adempimenti amministrativi, legali e fiscali, a sostegni finanziari, a tariffe agevolate, a campagne promozionali globali, a comportamenti uniformi di attenzione e di rispetto.

E’ difficile? Non crediamo. Anzi, ne parleremo la prossima settimana per altri quartieri.

Il recupero del centro storico costituisce, per noi, una scelta necessaria se veramente si vuole dare un futuro alla Città in chiave turistica e riportare in tutto il quartiere una più complessiva presenza di vita sociale. Chissà. A fare in fretta, si potrebbe già realizzare qualcosa per ‘Luci d’artista’.

Ma è anche un doveroso atto di amore nei confronti di figli e nipoti ai quali va assicurato il diritto di disporre qui, in Città, di tutte quelle utilità e qualità per le quali molti di loro intraprendono la via della speranza e del dolore.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

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