In Italia sono 24mila le donne trattabili con tale combinazione. Lo studio, pubblicata su Lancet Oncology, è il risultato di una collaborazione internazionale, coordinata da Mario Giuliano dell’Università Federico II di Napoli e da Daniele Generali dell’Università di Trieste e che ha visto la partecipazione di molti ricercatori italiani.
“Si è evidenziato dunque che le terapie mirate sono efficaci in prima linea, ovvero come primo trattamento, e che la qualità di vita migliora. Questa analisi – spiega Lucia Del Mastro, responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova – è molto importante perché, per la prima volta, pone a confronto, in prima e seconda linea, l’efficacia dei regimi oggi disponibili di chemioterapia e ormonoterapia, con o senza terapie mirate.
E conferma quanto stabilito dalle linee guida internazionali, che raccomandano, anche in prima linea, l’impiego dell’ormonoterapia posticipando l’uso della chemioterapia in queste pazienti”.
Sono chiari i vantaggi di una scelta di questo tipo in termini di “minore tossicità”, sottolinea. Nonostante le raccomandazioni internazionali, tuttavia, oggi la chemioterapia è ancora diffusa nella pratica clinica in queste pazienti (in oltre il 40% dei casi): “Ci auguriamo che l’analisi pubblicata su The Lancet Oncology possa cambiare la tendenza. Le nuove opzioni terapeutiche, infatti – conclude – garantiscono quantità e qualità di vita elevata”.
Fonte VocediNapoli.it