L’impresa familiare costituisce il modello che rispecchia maggiormente le caratteristiche culturali dell’imprenditoria italiana. Durante i lavori sono stati analizzati gli aspetti fondamentali del passaggio generazionale che necessita di un’adeguata programmazione e comporta l’adozione di opportuni meccanismi organizzativi che consentano di ottimizzare la convivenza, pianificare al meglio la continuità e affrontare serenamente questa delicata fase della vita dell’azienda.
“Secondo i dati Aub-Istat – afferma Gerardo Gambardella, Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Salerno – il 18% delle aziende familiari italiane dovrebbe cambiare leadership nei prossimi 5 anni e, in Italia, il 23% delle imprese familiari è guidato da un leader con oltre 70 anni. La vera sfida per noi imprenditori è, dunque, saper separare famiglia e impresa. Per essere vincente, il passaggio generazionale non deve stravolgere i valori fondanti dell’impresa, ma riuscire a creare valore aggiunto; deve seguire un metodo di evoluzione e lavoro chiaro, trasparente e condiviso; assicurare rispetto dei ruoli nell’organigramma aziendale; svolgere un faticoso, ma consapevole confronto tra esperienza e nuove competenze e garantire una valutazione dei risultati generali sulla base di fattori oggettivi”.
“La Global Family Business Survey 2019 di Deloitte – ha sottolineato Ernesto Lanzillo della Deloitte Private & Family Business Leader Italia – evidenzia come le aziende familiari, sebbene siano note per la loro visione a lungo termine che ne garantisce la resilienza, siano parimenti inclini a perseguire le urgenze imminenti che, per quanto possano apparire necessarie sul momento, non riescono però a supportare la visione e gli obiettivi a lungo termine dell’impresa. La discrepanza tra aspirazioni di lungo termine e priorità a breve può mettere a rischio la conservazione della tradizione e dell’eredità familiare, nonché il capitale di famiglia. Coordinare visione e valori è possibile per tutte le aziende familiari, purché dispongano di adeguata disciplina, di una struttura di governance adeguata e di consolidate e fluide pratiche di comunicazione. Le famiglie che sono in grado di definire le proprie aspirazioni, nei prossimi 10-20 anni, e le proprie azioni, nei prossimi 6-12 mesi, mantenendo una visione chiara di entrambe, avranno maggiori possibilità di rimanere competitive negli anni a venire.
Nel nostro Paese, sono a proprietà familiare circa 5 milioni di imprese, che contribuiscono all’80% del Prodotto interno lordo, garantiscono occupazione, innalzano la qualità del lavoro.
Stando alle statistiche del Family Firm Institute, sono circa i due terzi delle imprese nel mondo e questo è ancora più evidente nel nostro Paese, in cui, sulla base dei dati AIdAF, rappresentano l’85% del totale delle aziende italiane. Sono, infatti, a proprietà familiare circa 5 milioni di imprese, che contribuiscono all’80% del Prodotto interno lordo, garantiscono occupazione e innalzano la qualità del lavoro. In particolare, l’impresa familiare costituisce il modello che rispecchia maggiormente le caratteristiche culturali dell’imprenditoria italiana, riconosciuta nel mondo per creatività, tenacia, laboriosità e grande attenzione alla qualità.
Il funzionamento efficiente di queste imprese è, dunque, un elemento di cui beneficia tutto il Paese e, affinché sia garantita stabilità, la continuità generazionale – che ne rappresenta un aspetto determinante – necessita di un’adeguata programmazione.
Sono intervenuti: Gerardo Gambardella, Presidente Comitato Piccola Industria Confindustria Salerno, Ernesto Lanzillo Deloitte Private & Family Business Leader Italia; Giovangiuseppe De Luca Director dello Studio Tributario Societario Napoli. Hanno portato la loro testimonianza aziendale: Anella Mastalia, Maf Srl e Marco Rinadi Riba Sud Srl
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