In realtà, come giustamente ricordato dal sindaco Sboarina, una sanzione per chi insulta le divinità già esiste nell’ordinamento italiano. Fino al 30 dicembre del 1999 l’atto di bestemmiare in pubblico era persino un reato, quindi di rilevanza penale, ma da quella data è stato depenalizzato dal decreto legge 55/1999 all’articolo 57. Quest’ultimo, tuttavia, non ha eliminato tutte le conseguenze in materia di blasfemia, bensì ha spostato il problema sul piano dell’illecito amministrativo. Ciò significa che chiunque bestemmi pubblicamente (la cosa vale anche per i social network), ancora oggi, rischia una sanzione pecuniaria che, per l’appunto, può variare dai 51 ai 309 euro.
«Basta applicare la legge», sostiene quindi il sindaco di Verona Federico Sboarina che non pare dunque condividere fino in fondo l’azione intrapresa dal suo collega padovano, pur rispettandone i presupposti. Quello di bestemmiare è per il primo cittadino scaligero «un atto di enorme grettezza», ma per contrastarne la diffusione esisterebbero già i mezzi necessari. Dello stesso avviso pare essere anche il comandante della polizia locale Luigi Altamura, il quale non ha esitato a ricordare che verbali contro i bestemmiatori a Verona, in passato, già ne son stati compilati. Nulla di nuovo sotto il sole di Saonara, dunque, e cittadini veronesi avvisati: anche senza un provvedimento ad hoc da inserire nel “Regolamento di polizia urbana”, il rischio per chi bestemmia è d’incappare in una bella multa salata
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