Il punto sulla balneabilità in Campania al termine della stagione balneare

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Si chiude la campagna di monitoraggio 2019 delle acque di balneazione campane. Nel solo mese di settembre Arpac ha prelevato 457 campioni, di cui 40 risultati fuori norma e rientrati entro i limiti di legge ai prelievi successivi, fatta eccezione per quelli relativi a due tratti del comune di Torre del Greco (“Litoranea Nord” e “Litoranea Sud”), per le quali sono in corso accertamenti aggiuntivi.

Nell’intera campagna di monitoraggio 2019 delle acque di balneazione, da inizio aprile a fine settembre, Arpac ha effettuato  2590 i controlli in mare a tutela della salute dei bagnanti, tra quelli previsti dal calendario regionale e quelli eseguiti per situazioni anomale. I prelievi del monitoraggio 2019 risultati sfavorevoli ammontano a 195, poco più del 7,5% della totalità dei campionamenti, una percentuale molto simile a quella riscontrata nella stagione balneare 2018.

«La criticità più frequente», spiega Lucio De Maio, responsabile della UO Mare Arpac, «è rappresentata dai fenomeni piovosi che in alcuni casi hanno portato a divieti temporanei di balneazione anche in acque dichiarate ad inizio stagione balneare di qualità “eccellente”.

Si rimarcano – prosegue il dirigente Arpac – le carenze infrastrutturali dei cosiddetti sistemi a fogna mista, dove le acque pluviali non sono separate dalle acque di fogna e, in caso di forti piogge, i collettori fognari sono sottoposti a un carico eccessivo con l’attivazione dei cosiddetti tubi di “troppo pieno”.

In casi del genere, questi tubi scaricano a mare materiale non depurato, determinando così un’alternanza di divieti temporanei e successive riaperture alla balneazione, al cessare delle piogge».

Al di là dei controlli di routine, durante questa stagione balneare sono stati numerosi i prelievi effettuati per situazioni ritenute anomale, risultate nella maggior parte dei casi di origine naturale, causate cioè da fioriture algali, in particolare sul litorale domizio-flegreo e nel Golfo di Salerno, più raramente in Cilento.

A inizio stagione balneare questi fenomeni sono stati favoriti da una primavera piovosa e fredda, seguita, a inizio giugno, da un repentino aumento delle temperature superficiali delle acque costiere. A luglio e agosto, del resto, queste fioriture algali sono state favorite dai frequenti venti meridionali che hanno indebolito il meccanismo delle brezze determinando il ristagno delle acque costiere.

«A conclusione del monitoraggio effettuato quest’anno», dichiara il commissario straordinario Arpac Stefano Sorvino, «si può affermare che sulla base degli esiti analitici una larghissima maggioranza  dei tratti costieri è stata promossa a pieni voti. Permangono tuttavia alcune criticità, concentrate soprattutto nel Casertano (in prossimità della foce dei Regi Lagni), nel Golfo di Napoli (alcuni tratti del litorale vesuviano non ancora risanati e  l’area intorno alla foce del Sarno), nonché in prossimità dei principali fiumi che sfociano in provincia di Salerno.

Inoltre, come si è detto, anche quest’anno le piogge hanno determinato fenomeni temporanei di inquinamento in aree normalmente balneabili. Queste ultime criticità richiedono attenzione da parte delle Amministrazioni locali, che devono adottare adeguate misure di gestione a tutela della salute dei bagnanti, inclusi l’informazione al pubblico e se necessario un divieto temporaneo di balneazione».

Dopo la fine della stagione balneare, a supporto delle competenze della Regione, Arpac sarà impegnata ad analizzare i risultati ottenuti e a elaborare, sulla base dei dati relativi all’ultimo quadriennio, la classe di qualità di ciascuna acqua di balneazione. In base alla classe in cui ricadrà ogni tratto, saranno diverse le modalità di gestione e monitoraggio e l’eventuale adozione di misure di risanamento. Le acque che risulteranno di qualità “scarsa” saranno considerate “non idonee alla balneazione” all’inizio della prossima stagione balneare.

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