Oggi la situazione è decisamente diversa. Quanto denunciano a gran voce Greta Thunder ed i suoi tanti coetanei di tutto il Mondo è entrato nel dibattito pubblico; il problema è trasversalmente riconosciuto; la comunità scientifica sta elaborando modelli di rischio sempre più dettagliati e le istituzioni di ogni latitudine, finalmente cominciano a correre ai ripari.
Certo, sarebbe da stupidi immaginare che già la sola potenza mediatica sprigionata dal fenomeno Greta sia il frutto delle capacità della ragazza. È evidente che a muovere le fila ci siano ben altre menti e dietro le parole ed i gesti della sedicenne si celano poderosi interessi. Basti pensare che le politiche di contenimento della temperatura hanno un costo impressionante, valutato a seconda degli scenari tra i 50 e i 120 miliardi di dollari. Purtuttavia, non è minimamente intaccata l’autenticità e la centralità della questione. Mi verrebbe da pensare che talune lobby avranno lucidamente compreso che se non si fosse corso immediatamente ai ripari, fra mezzo secolo non ci sarebbe stato nulla, o quasi, su cui lucrare o esercitare un qualsivoglia potere.
Da una parte si mobilitano, dunque, la Thunder e milioni di adolescenti che incalzano il potere e dall’altra l’establishment, sovente alla ricerca della risposta più conveniente e comoda. Ben venga, allora, persino la cinica logica del calcolo se dovesse servire a porre sotto la lente di ingrandimento un problema da troppo tempo deliberatamente trascurato.
Si consideri che il protocollo di Kioto, in vigore dal 2005 – attraverso cui ben 191 Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni di elementi che comportano l’inquinamento – è stato sostanzialmente disatteso da quei governi più inclini all’incremento del Pil che alla tutela dell’ambiente. La Cina, ad esempio, è divenuta una delle maggiori potenze mondiali anche grazie a una politica ambientale, per così dire, poco accorta alle direttive in materia.
Non sappiamo se l’esercito di Greta sarà o no in grado di vincere la battaglia in difesa del pianeta Terra, ma è evidente che il fermento green montato tra gli adolescenti sortirà comunque effetti benefici. È in corso un nuovo e proficuo dialogo intergenerazionale, che al di là delle questioni di merito, nell’interesse di tutti e ciascuno non può, né deve mai interrompersi.
di Tony Ardito