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Centri commerciali naturali: Fratte, quartiere di vita, salute e lavoro

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Se ci fosse un ‘premio’ da assegnare al quartiere cittadino con i maggiori livelli di inquinamento, Fratte non avrebbe rivali, pur in presenza di una ‘agguerrita’ concorrenza, a causa dei livelli spesso elevati, talora eccedentari, di monossido di carbonio, monossido e biossido di azoto, metalli pesanti, polveri sottili e altre ‘piacevolezze’ similari.

E, purtroppo, se ce ne fosse uno per il degrado, vincerebbe anche quello. Perché Fratte non ha eguali.

Tutto ciò, non solo per la presenza delle Fonderie, ultimo inaccettabile residuo della sua originaria destinazione a zona industriale della Città, quando ancora a Fuorni si mieteva il grano, ma anche perché l’intera area è stata la ‘vittima’ di scelte ‘improvvide’, per non dire ‘scellerate’, di progettisti privi di qualsiasi cultura ambientale che convogliarono verso un ‘collo di bottiglia’ tutte le principali direttrici di traffico, nord-sud ed est-ovest, della costruenda rete per la mobilità extra-urbana.

E non solo. Giacché su quello ‘scricciolo’ di territorio si è pensato poi di scaricare il ‘costo sociale’ di progetti di modernizzazione che, millantando prosperità per tutti, hanno invece generato benessere per pochi, magari pure estranei al territorio.

Da borgo operaio appartato, con la sua piazzetta, la posta, la banca, le piccole botteghe, Fratte è stato trasformato in una rotatoria per la selezione dei flussi, un informe aggregato di periferia, una oscura espressione urbana, polverosa e confusa, un infernale ingorgo di traffico.

Per capirne gli effetti, basta restare intrappolati, tra motori accesi e scarichi a manetta, in un tratto – ‘a scelta’ – della Salerno-Reggio, della Salerno-Avellino, della tangenziale, della Lungo-Irno, con i relativi viadotti che si infilano tra Chiese e palazzi, delle parti finali di via dei Casali, da/verso Pellezzano, e di via degli Etruschi, da/verso Matierno-Ogliara.

Così, se per le magie di Barliario, che pure fece gli Archi dell’acquedotto in Città, le Fonderie fossero delocalizzate nel corso di una notte, a disonore di chi aveva assunto solenne impegno in tal senso già nel 2006 e in almeno altri 10 anni precedenti, non verrebbero meno le sue criticità di quartiere dove ‘la qualità della vita’ è un miraggio e il futuro è una incognita.

Fratte non ha bisogno solo del rispetto delle fondamentali esigenze di vita e salute. Ha bisogno di avere anche una funzione, una identità, una missione, in conseguenza di una seria opera di riqualificazione urbana che sia in grado di modificare le abitudini, di diffondere serenità e fiducia, di creare quella stretta relazione emotiva di appartenenza che costituisce l’indispensabile presupposto per trasformare un aggregato di persone in una vera comunità di anime.

Per questo, non ci risulta agevole comprendere l’obiettivo che si intende perseguire con la realizzazione in via degli Etruschi, in sostituzione delle baracche post-terremoto, di un Centro Sociale per i giovani. Una spesa di 1,4milioni di euro che potrebbe rivelarsi del tutto inutile.

Noi pensiamo che, per consentire al rione di ‘rinascere’, sia necessario un ‘grande’ progetto complessivo che, partendo dal recupero del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, quali piazza, giardini e residue aree verdi, preveda la sua valorizzazione sia dal punto di vista economico, con una nuova funzione turistica legata alla sfruttamento dei beni archeologici, vera ricchezza della Comunità, sia dal punto di vista sociale, con l’offerta di una  ‘sana’ vita relazionale per i giovani e per le famiglie.

Nelle due ultime settimane, abbiamo parlato dei ‘Centri Commerciali Naturali’ mettendo in risalto la loro utilità per il recupero di aree urbane degradate e disgregate. Lo dicono gli esperti. E abbiamo proposto di realizzarli in due quartieri della Città con evidenti criticità: nel centro storico, a nord, con via Popilia (via Tasso), e nella parte nuova, a sud, con via Madonna di Fatima. Bene, Fratte può essere il terzo dell’elenco, chiudendo a est il perimetro di un triangolo nel quale rinnovare entusiasmo e fiducia. Certo, qui le difficoltà sono maggiori, ma non tali da risultare insuperabili.

Si deve iniziare con la immediata decisione di liberare dal traffico la piazzetta e gli spazi limitrofi vietando l’ingresso dalla Lungo-Irno

Per raggiungere Matierno e Ogliara, deve essere attuato il doppio senso di marcia sulla parte terminale di via degli Etruschi, alla rotatoria di piazza della Stazione, mentre, per Pellezzano. è necessario realizzare una ‘rotatoria a semilune’ nell’ampio spazio sotto al viadotto autostradale, all’altezza del ‘vecchio ponte’, abbattendo anche l’immondo e pericoloso muro su via dei Casali. A completamento, si deve chiudere l’accesso da via Irno disponendo l’obbligo della deviazione per via Gatti e via di Marino.

Poi, per i flussi da Pellezzano verso la valle dell’Irno, deve essere consentito il doppio senso sul viadotto tra via de Vita (Capezzano) e la Stazione, ora solo a senso unico in salita.

In chiave prospettica, sarà necessario realizzare un collegamento diretto tra via di Marino e l’area dei prefabbricati, eliminando il traffico dalla zona archeologica, e dare avvio al ‘raccordo anulare’ previsto dal PUC tra la Città e l’area collinare. Non va dimenticato, infine, il progetto già elaborato da Anas per la possibile deviazione verso San Mango del tratto finale della Salerno-Avellino, per chi è diretto a Sud. Sarebbe vitale per Fratte, ma non se ne parla più. Gli Amministratori possono chiederne il recupero in sede di raddoppio del raccordo?

Liberato dal traffico, il cuore del quartiere può divenire un grande spazio di colore, calore e vita. Una ‘area pedonale-z.t.l.’ illuminata a tema, piantumata, con arredi e panchine, a partire dal ‘ponte’ fino agli scavi archeologici e dal fiume alla Chiesa della Sacra Famiglia, ora defilata e negletta nonostante la sua straordinaria architettura intrisa di grande simbologia religiosa (per chi crede e per chi non crede).

La rinnovata funzione commerciale presuppone l’insediamento di nuove attività al minuto e locali della tradizione artigiana, di ristoranti e bar, anche con angoli letterari, artistici e un “pianoforte di piazza”, tra spazi per riunioni, un ‘gioco d’acqua’ e un piccolo parco dedicato ai più piccini.

La valorizzazione dell’area archeologica costituisce la premessa per la nuova funzione turistica da sostenere con un Museo Etrusco locale da collegare al Polo Museale di Pontecagnano. Allo scopo, può essere usata la palazzina liberty ex MCM, tuttora chiusa (salvo errore), ovvero la struttura della VitoloGatti nella quale allestire un padiglione dedicato alla sua storia industriale e riattivare a fini turistici la vecchia fonte. Magari!

Per i parcheggi, nessun problema. Oltre al grande piazzale ora occupato dai prefabbricati a via degli Etruschi, da collegare al centro attraverso un percorso pedonale, si debbono solo rendere fruibili gli spazi già presenti sulla Lungo-Irno e nell’area dell’Eden Park.

La funzione di marketing, infine, deve essere oggetto di una gestione congiunta tra tutti gli operatori, in termini di organizzazione, amministrazione, finanza e fisco, per l’uniformità dei comportamenti e la condivisione dei costi, dei benefici e degli obiettivi.

Fratte è un quartiere con grandi problemi. Non è pensabile poterli risolvere con interventi episodici e neppure con progetti parziali. Ma non sono necessarie risorse elevate. Noi pensiamo che la somma di 1,4milioni di euro, già destinata al Centro Sociale, sia sufficiente per fare quanto necessario per un futuro diverso e migliore.

Poiché i soldi ci sono, cominciamo da Fratte. E diamo vita ad una nuova fase progettuale che, con passione e dedizione, possa consentire alla Città di utilizzare le sue ricchezze nell’esclusivo interesse della Comunità.

E’ questa l’unica condizione che può assicurare vita, salute, lavoro e futuro. A tutti.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

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