Ovviamente di queste capacità dovremmo farne uso anziché prendercela con una ragazza come Greta Thunberg che dice semplicemente quello che la scienza ha dimostrato”, sono le parole dell’archeologo Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum e co-curatore, insieme a Paul Carter e Adriana Rispoli, della mostra “Poseidonia città d’acqua-archeologia e cambiamenti climatici”, visibile dal 4 ottobre 2019 al 31 gennaio 2020 nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Il progetto espositivo è stato realizzato grazie a una collaborazione tra il Parco Archeologico (MiBACT) e il CMCC (Fondazione Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e con il co-finanziamento della Regione Campania.
Complementare al percorso di mostra, che illustra la storia della città di Paestum/Poseidonia e presenta gli scenari futuri legati alla crisi climatico-ambientale, una video installazione dell’artista Alessandra Franco che tutte le sere durante il periodo della mostra, sarà proiettata sulla facciata del tempio di Nettuno nell’area archeologica di Paestum.
Le vetrine – opere d’arte a sé stanti nelle quali saranno esposti oggetti d’uso quotidiano e immagini mitologiche legate all’acqua e all’ambiente – sono state progettate dallo studioso e artista Paul Carter (Melbourne). Si ispirano alla “fontana” di Carlo Alfano, opera allestita dall’artista nel 1972 nel Museo di Paestum vis-à-vis con la Tomba del Tuffatore, il famoso monumento dipinto che ancora lascia tanti interrogativi aperti.
Come Zuchtriegel ha spiegato durante l’inaugurazione della mostra, il progetto dà supporto allo slogan “Unite behind the science” (“Unitevi dietro la scienza”), usato durante le manifestazioni dei Fridays for Future: “Il tema dei cambiamenti climatici è talmente importante e complesso che non possiamo demandarlo solo alla scienza, anche l’arte, la letteratura, il cinema e le scienze umane possono e devono dare un contributo alla discussione e alla sensibilizzazione delle persone”.
Tra gli autori del corposo catalogo della mostra, c’è la scrittrice Andrea Marcolongo, che nel suo testo evidenzia il particolare significato che Paestum/Poseidonia – città intitolata al dio del mare – può rivendicare nel dibattito sul riscaldamento globale e sull’inquinamento dei mari, due fenomeni connessi come attestano anche le due scienziate Sinja Rist e Nanna B. Hartmann nello stesso volume:
“Forse quella terra incontaminata da rispettare cantata da Omero potrebbe essere oggi la nostra Paestum. Certo è che, nel 2019, Ulisse e i suoi compagni di viaggio – concittadini, amici, istituzioni – possiamo e dobbiamo essere noi: siamo tutti chiamati ad avere cura, duemila anni dopo, di Poseidonia come nostos, ritorno alla casa per ricominciare insieme a partire dall’inciviltà che non conosce il sale del rispetto”.