In Germania da 16 anni si può votare solo in alcune elezioni locali; mentre in Scozia giovani di quell’età hanno partecipato al referendum sull’indipendenza e ad altre consultazioni pubbliche.
In Grecia si vota a 17 anni. C’è, comunque, da rilevare che il limite dei 18 anni è ancora il più diffuso ed è la soglia minima per avere accesso alle urne di Canada, Cina, India, Russia e Stati Uniti, nonché di parte dei Paesi europei.
Da noi, i sedicenni e i diciasettenni sono un milione e centomila circa. Avere una fascia elettorale giovane servirebbe a riequilibrare lo scompenso generazionale nella rappresentanza del voto, tenuto conto che l’asse pende verso la terza età. Tanto più se si considera pure la migrazione di molti ragazzi italiani alla ricerca di una realizzazione professionale fuori dai confini nazionali.
La iniziativa è agevolmente perseguibile entro un anno, mediante una legge costituzionale. Peraltro, c’è chi ritiene che sia un modo per testimoniare, nei fatti, al mondo dei giovani che il palazzo e la intera comunità nutrono verso di esso attenzione ed interesse. Di recente, durante le manifestazioni sul clima, ne abbiamo potuto apprezzare, senza nemmeno celare un compiacente stupore, senso civico e responsabilità. Qualità, talvolta, anzi spesso, non diffusamente riscontrabili tra noi “maturi”.
Dal premier, Giuseppe Conte, al leader della Lega, Matteo Salvini, sebbene con taluni distinguo sulle motivazioni, i vertici delle istituzioni e dei partiti si sono dichiarati possibilisti. Va ricordato, inoltre, che son trascorsi 44 anni da quando la maggiore età e, dunque, il diritto al voto furono abbassati da 21 a 18 anni.
Ma all’incoraggiante avvio del confronto su un tema così articolato e delicato non può, né deve corrispondere la assunzione di decisioni affrettate, anzi. Su scelte simili, c’è quanto mai bisogno di ponderatezza, equilibrio e concordia.
Va evidenziato che sull’argomento, prima ancora che si possa dare la stura ad una discussione più generale nel Paese, la sorpresa è arrivata, manco a dirlo, dai protagonisti. Secondo un sondaggio effettuato online dal portale “Skuola.net”, segnatamente in una fascia di età tra i 14 e 17 anni, ben il 63% non crede che il voto ai sedicenni sia una buona idea.
Benché sia solo un dato indicativo, come dovremmo interpretarlo? È forse una bella prova di maturità, o piuttosto il segnale di un preoccupante disinteresse? In entrambi i casi, per noi, sarebbe una vera e propria lezione.
Tony Ardito