La globalizzazione e l’elevato tasso di immigrazione umana, hanno poi portato sul suolo malattie che un tempo erano del tutto sconosciute, come Chikungunya, Dengue, Zika e West Nile Disease, nomi esotici di malattie che solo 30 anni fa non sapevamo neanche esistessero, mentre oggi fanno la loro sporadica o talvolta epidemica comparsa in vaste aree delle nostre pianure.
Alcune di queste malattie erano un tempo endemiche delle zone collinari o marine delle regioni meridionali e, tra tutte, spicca la Leishmaniosi la cui diffusione avanza a macchia d’olio e ormai non risparmia regioni, come l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte che, fino a poco tempo fa erano indenni.
La loro condizione di immunità era legata al fatto che l’insetto ematofago (succhiatore di sangue) che trasmette il microorganismo responsabile dell’infezione non era presente, mentre oggi lo troviamo, per quanto ancora poco diffuso, soprattutto nelle aree di bassa collina. Si tratta del flebotomo, un pappatacio del tutto simile a una piccola zanzara.
Altro fattore di diffusione della Leishmaniosi è lo spostamento di cani dai canili meridionali ai rifugi settentrionali se non addirittura l’adozione di cani ospitati nelle oasi (si fa per dire) del sud. La Leishmaniosi riveste un’importanza notevole per la popolazione canina, in quanto si tratta di una malattia che, se supera la difese immunitarie dell’ospite, diventa molto pericolosa e talvolta fatale.
Non possiamo peraltro ignorare che, per quanto fortunatamente sia un evento raro, la Leishmaniosi è una zoonosi, ovvero una malattia trasmissibile dal cane all’uomo. Non avendo ancora un vaccino realmente affidabile nella prevenzione della malattia, i consigli sono questi: far dormire il cane in casa, applicare solide zanzariere, disinfettare gli ambienti e soprattutto utilizzare prodotti repellenti per i pappataci che si trovano ormai in qualunque negozio per animali.
Fonte IlGiornale.it