In particolare, a seguito di verifica degli organi accertatori, al fine di evadere l’imposta sul valore aggiunto, veniva constatato l’utilizzo in dichiarazione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti e l’IVA evasa veniva impiegata nelle attività economiche delle varie società di volta in volta costituite soltanto come schermo apparente, che venivano da ultimo intestate fittiziamente a meri prestanome.
Gli elementi raccolti durante le indagini hanno comprovato la commissione dei reati fiscali contestati, nonché il ruolo di amministratori di fatto dei soggetti attinti da misura cautelare nelle società poi cedute a meri prestanome per creare un ostacolo all’accertamento dei fatti commessi.
Tali condotte hanno consentito di conseguire un profitto derivante dal mancato pagamento dell’imposta evasa per un ammontare complessivo di € 521.677,18, poi posti sotto sequestro.