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Un debito vale l’altro (di Giuseppe Fauceglia)

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Da oggi Salernonotizie è onorata di ospitare sulle sue pagine gli interventi del professor Giuseppe Fauceglia. Fauceglia non ha bisogno di presentazioni e rappresenta uno dei professionisti più importanti ed autorevoli della città di Salerno e non solo.

Professore ordinario di Diritto commerciale, Avvocato patrocinante in Cassazione, con studi in Salerno e Roma. Componente della Commissione ministeriale di riforma del diritto fallimentare. Componente della Commissione ministeriale per la gestione dei siti UNESCO.

Fauceglia ha insegnato Diritto privato comparato nell’Università Complutense di Madrid nel 1987. È stato docente presso la Scuola per le Professioni Forensi dell’Università di Napoli “Federico II”.

Ha svolto attività di ricerca presso il Max-Planck-Institute für ausländisches und internationales Privatrecht di Monaco di Baviera in diritto dei brevetti e della concorrenza; presso il “Centre d’Etudes Internationales de la Propriétè Industrielle” (CEIPI) dell’Università di Strasburgo, con il prof. Yves Reboul; ha collaborato con l’Università “Bocconi” di Milano in alcune ricerche del Newfin.

ECCO IL PRIMO INTERVENTO DEL PROF FAUCEGLIA PER SALERNONOTIZIE

Per il debito pubblico, il governo giallo-verde vale quanto quello giallo-rosso: anche nel 2020 avremo una legge di bilancio in deficit, che aumenterà le ipoteche sul futuro e sui giovani, i quali, soprattutto i più preparati e volenterosi, vanno via dall’Italia, in un decennio sono stati più di un milione.

Nessuno avverte nel nostro Paese il pericolo  incombente non solo di un decremento delle nascite, ma pure delle intelligenze, posto che le migliori (e, probabilmente, le “meno raccomandate”) preferiscono lavorare all’estero.

Comunque, è noto che il deficit – se non è accompagnato da serie politiche strutturali – non crea sviluppo, ma produce altro deficit: il reddito di cittadinanza, ad esempio, non ha prodotto una nuova dinamica tra offerta e domanda sul mercato del lavoro, ma solo una piccola rendita parassitaria, pagata con fondi che avrebbero potuto essere destinati alle infrastrutture o al sistema scolastico-universitario (un tempo, vanto dell’Italia).

Non può nascondersi che questa politica economica è rivolta esclusivamente a rafforzare, a danno di tutto il Paese, la base sociologica dell’elettorato pentastellato, nella prospettiva  tutta “venezuelana” di contrapporlo alle classi medie e produttive del Paese, ed è questo il disegno perseguito, oggi,  anche dal Partito Democratico di Zingaretti.

Per comprendere il mare in tempesta in cui naviga – a vista – questo Governo, è sufficiente pensare al caso ALITALIA, sono decenni che il debito della c.d. compagnia di bandiera viene saldato con i soldi dei contribuenti, attraverso il meccanismo del prestiti ponte (l’ultimo ammonta a 350.000 milioni di euro), che non potranno mai essere restituiti per l’evidente insolvenza della società (si tratta, invero, di un vero e proprio “aiuto di Stato”).

Da oltre un decennio sostengo, sulle riviste specializzate e non, che l’unica soluzione possibile è prendere atto della insostenibilità del debito corrente di ALITALIA , oltre che di quello strutturale mai adempiuto negli anni precedenti, e di optare per la cessione della compagnia, magari prevedendo pattuizioni con l’acquirente per la tutela delle imprese italiane e per la razionale distribuzione delle tratte, evitando di violare la normativa antitrust.

La scelta del “genio della lampada” è stata, invece, quella di “imporre” la partecipazione nel capitale di Alitalia della Cassa Deposti e Prestiti (ancora una volta con i soldi dei contribuenti) e di Ferrovie dello Stato, con la conseguenza che nel prossimo futuro non solo non voleranno gli aerei, ma non viaggeranno neppure i treni.

Sarebbe stato, invece, più saggio prevedere il rafforzamento di FS con lo sviluppo della rete ferroviaria periferica e, finalmente, con l’ampliamento delle linee dell’Alta Velocità sul dorsale Adriatico e dei collegamenti con la tratta Tirrenica.

Non si può, però, pretendere “saggezza” e “preparazione” da  personaggi  che non ha mai conosciuto nella loro vita questi “valori”, e così non resta che affidarci ai miracoli di Padre Pio, nella speranza che il Santo ascolti il grido di dolore e di sconforto degli italiani e non quello di qualche improvvisato Ministro della Repubblica.

GIUSEPPE FAUCEGLIA

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