Un giro d’affari vorticoso indicato dagli inquirenti in almeno 6milioni di euro all’anno. Centrale a Napoli, con collegamenti da Malta e coinvolgimento di esperti, informatici, criminali ma da scrivania. Ma in questo contesto, secondo i documenti di cui è venuto in possesso il quotidiano Il Mattino, avrebbe cercato di inserirsi la camorra. In particolare il clan Lo Russo, egemone nella zona di Miano, in guerra costante per il controllo di scommesse e droga.
LE INTERCETTAZIONI – Il re del “pezzotto”, intercettato anche sulle utenze Skype, rivela durante un colloquio, lo scenario. Parla del clan Lo Russo, lo fa in maniera indiretta ma tanto da fare insospettire gli inquirenti. E’ spiegato proprio nei documenti nei quali si ipotizza che il giro d’affari abbia attirato “l’interesse della criminalità organizzata”.
LA GUERRA INTERNA – Ma il re del “pezzotto” avrebbe dovuto affrontare anche una scissione interna e una vera e propria guerra con gli ex sodali. E’ evidente che un sistema così ben congegnato che movimenta flussi di denaro così ingenti, non potesse ruotare solo intorno a una persona. Per questo, secondo gli inquirenti, ci sarebbero alcuni che avendo percepito il business avrebbero creato un mercato parallelo. Una concorrenza illegale a un sistema illegale. Del quale, alla fine, si giovano solo gli utenti che da un costo stimato di 20 euro al mese riuscivano a strappare lo stesso “servizio” addirittura a 2,5 euro.
GLI SVILUPPI DELL’INCHIESTA – L’inchiesta è ancora nel pieno del suo sviluppo. Le indagini sono coordinate dal pm Valeria Sico e dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli, con l’attività operativa della Guardia di Finanza. Naturalmente, anche le persone coinvolte nelle informative potranno dimostrare la loro innocenza. Ma una cosa è certa: nonostante i sequestri delle scorse settimane il mercato è ancora attivo e quanto mai fiorente.