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‘No al parco giochi in Piazza Alario’ Lettara aperta all’Assessore Antonia Willburger.

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Gentilissima sig.ra Antonia,
Lei non mi conosce. Non se ne faccia un cruccio. Sono un semplice cittadino, senza alcun pregio.

Io, invece, La conosco. Per il cognome che porta e per quanto ha fatto, e continua a fare, per la cultura di questo territorio. E, anche per la mia cultura.
A Suo papà, Peter, il Comune di Pollica ha devotamente dedicato una strada della frazione di Acciaroli. Lì ‘approdò’, negli anni ‘60, quando quel luogo era un arido e sbrecciato borgo di pescatori, per immergere il Suo talento ‘continentale’ nelle forme, nei colori e nella umanità della nostra terra.

Ne fece luogo di vita, già a quel tempo, con altri pionieri: il biologo Ancel Keys, scopritore della dieta mediterranea, a Minnelea, e il pianista François Joel-Thiollier che, sulla terrazza della casa di Pollica, di fianco al Convento, suonava all’universo. Ma non furono i soli.
A Raito, la linfa della Sua vita si inaridì per sempre. Ma non si inaridì quella spirituale, che Lei ha ereditato e sta diffondendo con impegno.

Per questo, la notizia della Sua nomina ad Assessora alla Cultura della Città mi ha offerto nuove frontiere e ha aperto il cuore a nuove speranze. Perché l’ho ritenuta il giusto riconoscimento per i Suoi meriti e non la risposta a richieste di nuovi equilibri in seno alla Giunta, come pure qualcuno ha sostenuto.

Guardi, io faccio parte di quei cittadini che iniziarono a scrivere riempiendo decine di paginette con i ‘puntini’ e le ‘asticelle’ e che tuttora pensano che la cultura, per quanto orientata, non possa esprimersi in posizione subalterna rispetto alla politica.

Non sarebbe più cultura. Sarebbe politica. Perché la cultura è scienza e coscienza, è una miscela di sapere, pensiero e sentimento. Ma, soprattutto, è libertà. La cultura non è a servizio di ‘qualche parte’, è a servizio di tutti.
Il giorno 09 Ottobre, Lei ha partecipato alla riunione di Giunta che ha approvato il progetto del nuovo ‘Parco Giochi’ in Piazza Alario.

Lei sa che Piazza Alario fa parte della storia di questa Città. Lei sa che fu realizzata dalla omonima, nobile, famiglia ebolitana agli inizi dell’800 e che, con i coevi edifici che la circondano, crea uno dei pochi luoghi nei quali si esprime, in pieno, l’identità della nostra Comunità.

E sa, poi, che questo progetto la snatura, ne invade e soffoca la superficie, ne impedisce la funzione di area a servizio della vita. Non è possibile che diventi un campo da gioco, benché per i più piccoli, né che possa ’fare la plastica’ come un’attrice sul viale del tramonto.

La Piazza deve ritornare ad essere il cuore verde del quartiere e un attrattore turistico, con il tappeto di erba, i fiori colorati e profumati, la fontana, i giochi d’acqua, le panchine e un giusto spazio per i più piccini.

Il parco giochi, con la pista di atletica, si può fare altrove, dove non sarebbe una offesa all’ambiente, alla storia e alla memoria.

Lei sa, ne sono convinto, che l’impianto di quella Piazza esprimeva, con la creatività del tempo, l’amore per la natura, la passione per la nostra terra, il piacere della vita in comune. Tutto quello che Suo papà venne a scoprire, 60 anni fa, e che riuscì a trasformare in emozione per l’anima e ispirazione per la mente.

Lei sa tutto questo, ma ha espresso il Suo voto favorevole. Forse deve qualche chiarimento. Non a me. A Suo papà.
Mi perdonerà se, con il rispetto che Le è dovuto, La saluto con mutata stima.

Alfonso Malangone
cittadino salernitano
21/10/2019

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