Ma, a confronto, il nostro era una reggia, pur con le sedie di paglia, il comò, la cristalliera e il pavimento di graniglia, per via di quel delicato profumo di lavanda diffuso dai sacchettini di stoffa preparati dalla mamma. Li metteva dappertutto. Erano perfino nascosti nei ‘pon-pon’ delle tende.
In centro, il Lungomare Trieste è un ‘salotto buono’, come lo è il Corso Vittorio Emanuele. Sono entrambi considerati una prova concreta della qualità Europea della Città. Ne abbiamo parlato, in passato (cfr. internet e pagina Fb).
Ci ritorniamo, oggi, limitatamente al Lungomare, perché nei giorni scorsi sono passate sotto gli occhi le immagini di un video girato dal giornalista Francesco D’Ambrosio e postate su Anteprima 24. Un video chiaro, più di un ‘libro stampato’, sul quale riteniamo di dover esprimere una riflessione.
E sapevamo anche che, in caso di pioggia, il ‘troppo pieno’ del sistema va a scaricare a mare l’eccesso di acqua meteorica non assorbita dalle pompe, trascinando anche i reflui neri. Perché, in Città, non ci sono condotte separate. Come in altre Città Europee.
Bene. Quel video mostra uno scarico di acqua di inequivoca natura fognaria, proprio nel posto indicato. Epperò, non è stato girato in una giornata di pioggia. E, allora?
C’è chi parla di possibili ‘perdite’, al di sotto della quota ‘ordinaria’ del mare, che emergono in presenza di bassa marea. E bassa marea c’è stata.
E assicura che, in ogni caso, esse sarebbero prive di conseguenze concrete, a qualsiasi livello di escherichia coli e enterococchi fecali, in quanto il Lungomare è area portuale e, per legge, non è balneabile.
E’ PERMANENTEMENTE VIETATO e non si possono neppure mettere i piedi in acqua.
Ma quel lungomare è pur sempre nel centro della Città. E’ il luogo delle passeggiate familiari, dei giochi dei bimbi e delle escursioni turistiche. Dovrebbe avere il colore del mare, sprigionarne il profumo e offrire una immagine di qualità ineccepibile. A livello almeno europeo.
Per questo, il contenuto di quel video ci appare inaccettabile.
Più in avanti, sulla spiaggia di Santa Teresa, le acque che provengono dallo scolmatore di fianco al Fusandola hanno, talora, un diverso colore. Possono essere rosse e anche bianche effervescenti. L’odore, invece, è quello. L’odore non cambia (fonti tvoggisalerno.it 19/06/19 e altre).
Prevede i livelli massimi ammissibili di contaminanti, quali: alluminio, cadmio, cromo, ferro, mercurio. zinco, materiali solidi e altre ‘schifezze’, nei “reflui che recapitano in corso d’acqua superficiale”. Si tratta dei cosiddetti metalli pesanti, quelli che, per intenderci, sono presenti nei soggetti ammalati di tumore (fonti diverse e dr. V. Petrosino) e che, secondo gli esperti, possono arrecare anche degenerazioni muscolari, sclerosi, Parkinson, Alzheimer, danni cerebrali, ai polmoni, ai reni, al fegato, alla pelle. E basta così.
In assenza di qualsiasi novità, dopo un successivo sversamento, è intervenuto un Consigliere Comunale che ha disposto un esame “privato”, cioè a sue spese.
Il risultato ha confermato la tossicità dei reflui per la presenza di un livello elevatissimo di ferro (anche +100%) e di sostanze solide galleggianti. Poi, però, non si è saputo altro.
Così, a seguito di un nuovo rilascio, a metà Settembre sono intervenuti tutti: Vigili, Arpac e anche il NOE. La presenza del reparto speciale ha alimentato speranze. Ma, anche stavolta, nulla è stato dichiarato. Si aspetta ancora. E si fanno supposizioni.
C’è chi ritiene che i reflui provengano da scarichi di materiale ferroso, quando di colore rosso, e di prodotti chimici, quando bianco-frizzante. Ma, in zona, non ci risultano industrie.
C’è chi ritiene che siano il frutto di ‘lavaggi’ delle vecchie condotte dell’acqua dopo interventi di riparazione. Perché, nella zona antica, ci sarebbero tubazioni dell’anteguerra. Se non più vecchie ancora.
E c’è chi pensa, infine, che possano essere assorbimenti da parte delle falde che scendono dalla montagna e che galleggiano sotto al quartiere. Chissà.
In ogni caso, la Legge dice che, in presenza di ‘sforamenti’, si deve procedere tempestivamente alla individuazione delle cause per la loro rimozione. Il 100% in più è una soglia giusta per fare qualcosa subito? E pensare che, nel mare di Santa Teresa, la gente fa pure il bagno, senza controlli, e i bambini giocano sulla sabbia, proprio a fianco dello scolmatore.
Se queste sono le condizioni del ‘salotto buono’, non possiamo stupirci se, poi, ci sono stati dei turisti che sono immediatamente ripartiti, chiedendo il rimborso delle spese (fonte salernonotizie.it 03/08/19).
Adesso, al Lungomare si vuole realizzare una spiaggia. Per fare cosa?
Se il divieto di balneazione non può essere rimosso, perché area portuale, a cosa servirà scendere su uno strato di ‘materiale’ grigio costituito dalla polvere estratta da qualche cava? Come già fatto altrove.
Certo, con la spiaggia potranno essere canalizzati e allontanati gli scarichi fognari, la foce del Fusandola e lo scolmatore di Santa Teresa. Ma i reflui finiranno in mare comunque. Solo un poco più avanti.
Siamo una ‘cittadina’ di 133.000 abitanti in decrescita demografica, con le attività che languono e con i giovani che vanno via. Forse, dovremmo investire diversamente le nostre disponibilità.
Perché per un futuro dignitoso non abbiamo bisogno di ‘paillettes e lustrini’ né di obiettivi di ‘maggior’ gloria. Sono sufficienti solo la tutela e l’attenzione alle ricchezze che già abbiamo e l’impegno a valorizzarle evitandone la distruzione per noncuranza.
Peraltro, di ‘vere’ ricchezze, ne abbiamo tante. E sono ‘beni’ che appartengono a tutti.
Nel ‘salotto buono’ della mamma c’erano solo le sedie di paglia, il comò e la cristalliera. Ma il pavimento di graniglia era lucidato a specchio e la stanza profumava di lavanda.
Non c’era altro. Ma era una reggia. Perché c’era decoro ed era curato con amore.
Associazione Io Salerno – Officina di Pensiero
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno