Gli uomini dell’ammiraglio Pietro Vella, direttore marittimo della Campania, hanno svolto indagini molto accurate dopo che proprio alla Capitaneria stabiese erano arrivate alcuni richieste di autorizzazioni alla pesca subacquea professionale da esercitare proprio in quell’area. Le analisi hanno infatti evidenziato contenuti di metalli pesanti estremamente dannosi all’organismo umano.
“Richieste che ci hanno insospettito – dice il comandante della Capitaneria, Ivan Savarese – facendoci avviare un’attività di continuo monitoraggio e vigilanza. Ed è emerso che alcune persone avevano iniziato a dedicarsi ad attività di pesca illegale di esemplari di “Vongola Verace” raccolti nello specchio acqueo prospiciente la Foce del Fiume Sarno e nella più ampia zona marina circostante lo scoglio di Rovigliano, al confine tra Castellammare e Torre Annunziata”.
Una zona inquinatissima con valori di tossicità altissimi. “I primi riscontri – aggiunge Savarese – sono stati sbalorditivi: addirittura dai laboratori ci chiedevano se per errore le vongole fossero finite in un serbatoio di benzina. A questo punto è scattata un’azione di polizia preventiva e repressiva e siamo riusciti a provare anche l’illecita commercializzazione del prodotto attraverso aziende munite delle necessarie autorizzazioni. In pratica le vongole al veleno venivano aggiunte a quantitativi già presenti mercato lecitamente, con la filiera di provenienza tracciata”.
Gli uomini della Guardia Costiera hanno rilevato tracce di piombo, cadmio, zinco; inoltre hanno estratto dai fondali, proprio a foce Sarno, del fango maleodorante confermando il sospetto che le vongole fossero mescolate alla melma.
Fonte Vesuviolive.it