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Reddito di cittadinanza, stop al sussidio mensile per 100 mila famiglie

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Stop al Reddito di cittadinanza per una famiglia su 10, ovvero chi non ha integrato i dati della domanda come richiesto dalla legge. Per circa 100mila nuclei di 943mila beneficiari viene quindi sospeso da subito il pagamento del sussidio, con la possibilità di un risparmio per lo Stato di circa due miliardi di euro.

Reddito di cittadinanza, chi non riceverà più il sussidio mensile

A partire dal 4 ottobre l’Inps aveva reso disponibile la procedura per integrare la domanda per il Reddito e la pensione di cittadinanza, invitando i beneficiari a mettersi in regola entro il 21 ottobre, per non vedersi sospeso il trattamento e dover nuovamente fare domanda. L’Istituto aveva inviato a tutti una email di avviso al recapito di posta elettronica indicato a suo tempo in domanda, così come via sms a 520mila famiglie beneficiarie di Reddito o pensione di cittadinanza, ma solo l’80-81% ha risposto entro la scadenza alla richiesta di adeguamento.

Il restante 19% – circa 100mila famiglie, di cui la metà extracomunitarie (circa 53mila) – non ha presentato alcuna integrazione della domanda e per loro si prevede la sospensione del sussidio già a partire da questo mese. Queste famiglie potrebbero riaverlo nel caso in cui integrino successivamente la domanda, cosa che non è detto che avvenga (potrebbero non avere più i requisiti).

Lo stop parte dunque dal mese in corso, quando il totale delle famiglie beneficiarie del Reddito dovrebbe scendere intorno a 850mila (contro il milione 248mila stimato in un primo momento dal Governo), con un risparmio di circa 2 miliardi di euro per lo Stato.

Reddito di cittadinanza, perché deve essere integrata la domanda

La richiesta di integrazione riguarda le prime domande di Reddito che sono state presentate, a partire dal 6 marzo 2019, utilizzando un modello che è stato cambiato il 2 aprile 2019, a seguito delle modifiche apportate dalla Legge di conversione del Decreto Legge istitutivo.

L’Inps ricorda che la Legge di conversione 26/2019 ha previsto un regime transitorio di salvaguardia delle richieste presentate prima della sua entrata in vigore, stabilendo che il beneficio potesse essere erogato per un periodo non superiore a sei mesi anche in assenza della nuova documentazione richiesta. Le domande presentate a marzo 2019 e accolte sono state conseguentemente poste in pagamento fino a settembre 2019.

Da ottobre 2019 occorre però allineare il contenuto delle dichiarazioni rese da chi ha presentato la domanda nel mese di marzo a quello previsto dalla Legge di conversione. Per questo motivo venerdì 4 ottobre sono stati inviati 519.586 sms per avvisare i percettori di Reddito o Pensione di cittadinanza (Rdc/Pdc) che hanno presentato la domanda nel mese di marzo della possibilità di integrare la domanda.

Chi ha ricevuto il messaggio dell’Inps doveva siglare due dichiarazioni entro il 21 ottobre. Con la prima attestava di non essere soggetto a misure cautelari né a condanne definitive negli ultimi dieci anni. Nella seconda doveva dichiarare che in famiglia non ci sono disoccupati per dimissioni volontarie. Inoltre, per i cittadini extracomunitari le regole sono ancora più stringenti, tanto da dover presentare una certificazione delle autorità dello Stato di provenienza tradotta in italiano e bollata dal consolato per accertare il possesso dei requisiti.

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