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Diseguaglianza generazionale e populismo nel web (di G. Fauceglia)

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Questa mia riflessione vuole essere un riscontro ad una sollecitazione che è venuta dal commentatore del mio scorso articolo, nel contesto di un dialogo sempre utile con i lettori. L’utente “Mah !” preferisce restare nell’anonimato, forse perché appartiene a quell’esercito nascosto  di eroi della tastiera, che non hanno il coraggio di manifestarsi con il loro nome e cognome.

L’anonimo pone, però, un problema che impone una riflessione seria: quella della disuguaglianza generazionale. Tra le disuguaglianze che emergono nel contesto sociale, possiamo individuare quelle all’interno del sistema “Paese” e quelle tra le diverse generazioni.

Per quanto riguarda la prima, dai dati che emergono dal World Inequality Database, si rileva che l’Italia, a differenza degli altri Paesi Europei e degli Stati Uniti d’America, presenta la misura di disuguaglianza meno accentuata, anche se l’impatto di quest’ultima è più avvertito a causa dell’immobilità sociale,  a cui si aggiunge la progressiva scomparsa della classe media, sotto il peso, ormai insopportabile ed ingiustificabile, del crescente carico fiscale e tributario.

Per quanto riguarda, invece, la disuguaglianza tra generazioni, deve evidenziarsi come i sistemi pensionistici sbilanciati ridistribuiscono il reddito dei giovani che lavorano in favore degli anziani, i quali ricevono una pensione non corrispondente ai loro contributi, ma calcolata (in genere) su base retributiva.

E’ pur vero che una parte di questo surplus pensionistico è poi ridistribuito nella famiglia tra i giovani, ma ciò non elimina l’evidente disparità di trattamento, ed interferisce con i fenomeni connessi alla mobilità sociale e geografica.

La scorsa settimana, Alesina e Giavazzi sul “Corriere della Sera” hanno proposto di tassare, con opportuni accorgimenti legati al reddito e con aliquote progressive, eredità e donazioni infrafamiliari inter vivos. La proposta è utile, ma va accompagnata da una rigida normativa che utilizzi il gettito prodotto solo per favorire le pari opportunità generazionali, e ciò mi pare un tanto difficile in uno Stato che gestisce le risorse secondo le prospettive del consenso di brevissimo periodo (basti pensare al disastro del reddito di cittadinanza).

Inoltre, per superare la disuguaglianza generazionale, si dovrebbe legare necessariamente l’età pensionabile alle aspettative di vita, rafforzando le riforme previdenziali introdotte nel 2012.

L’esatto contrario di ciò che ha fatto il governo giallo-verde con l’introduzione di “quota 100”, e come continua a fare, sulla spinta degli inconsapevoli pentastellati, l’attuale governo. Si tratta di una tematica complessa ed importante, che non può essere affrontata con le “frasi fatte” del populismo oggi imperante.

Giuseppe Fauceglia

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