Quelle pescate in Adriatico, infatti, non possono raggiungere una lunghezza superiore ai 22 millimetri. I 3 mm di differenza, una inezia agli occhi di molti ma non a quelli dei burocrati di Bruxelles, rischiano di mettere in ginocchio un prodotto tipico italiano. Come sottolinea Stefano Filippi sul quotidiano, questa decisione rappresenta l’ennesima prova“dell’incapacità del colosso comunitario di piegarsi sul dettaglio e valorizzare la diversità.
Tutto nell’Ue dev’essere standard, omologato ai voleri di chi guarda solo a settentrione e considera il Mediterraneo un bacino minore rispetto al Baltico o al Mare del Nord. E se protesti sei uno scocciatore, non un cultore della biodiversità e della sostenibilità, parole che oggi vanno di gran moda ovunque, fuorché nei sordi palazzi del potere europeo”:
Il regolamento fu pubblicato nel 2015: l’Italia invece di far riscrivere il testo riuscì solo ad ottenere una deroga di 36 mesi. In questo arco di tempo, però, nessuno si è mosso per difendere la vongola nostrana e i lavoratori che vivono grazie ad essa. Secondo gli studi dell’Unione, se una vongola non raggiunge i 25 millimetri non è in grado di riprodursi. Ciò significa che raccogliere quelle di taglia inferiore alla lunga impoverisce la specie.
Di tutt’altro avviso il Cnr che ha certificato le elevate qualità della vongola nostrana: le conchiglie che si pescano, ad esempio, lungo le riviere venete, romagnole e anche più meridionali sarebbero già pronte quando raggiungono i 15-16 millimetri. Farle crescere oltre i 22 non solo non aiuta la specie ma significa addirittura condannarle a morte.
I fondali dell’Adriatico sono diversi da quelli dei mari del Nord Europa. Questo fa sì che la pesca delle vongole piccole è più sostenibile perché bastano meno passate delle reti a strascico. L’Italia ha fornito le ragioni scientifiche e ambientali per le quali la normativa europea dovrebbe essere modificata. Ma tutto è stato inutile. La burocrazia ha vinto ancora.
L’europarlamentare della Lega Rosanna Conte, componente della Commissione pesca, ha presentato una nuova richiesta di deroga biennale per tentare almeno di guadagnare tempo.
La Commissione si è riunita e la discussione è stata piuttosto accesa. “Dopo ore di dibattito- ha affermato l’epsonete leghista- “il presidente (il liberal democratico inglese Chris Davies, ndr) è intervenuto chiedendomi come mai avessi così a cuore una conchiglia. Non sapeva neppure che la vongola è un mollusco. Mi veniva da piangere. Si è scusato”.
Battaglia difficile con chi ha a cuore solo norme e regolamenti. Alla fine, però, la proposta dell’europarlamentare leghista è stata accolta a metà. Bruxelles ha infatti concesso una proroga fino alla fine del 2020. La decisione definitiva non è ancora stata presa dalla Commissione pesca. Lo scorso 28 agosto sono stati concessi due mesi di tempo ai componenti per esaminare le carte e sollevare obiezioni.
Il pericolo più grande per il nostro Paese viene dalla Spagna. I commissari iberici hanno chiesto e ottenuto altri due mesi per valutare se opporsi alle ragioni italiane. Le ragioni sarebbero legate alla concorrenza commerciale dei pescatori dell’Andalusia e per difendere le grandi compagnie di produzione ittica. Quello delle vongole è un settore che vale oltre 1,1 miliardi di euro su quasi 5 miliardi dell’acquacoltura europea e dà lavoro a 73.000 persone.
L’eurodeputata Conte si dice ottimista anche se gli ostacoli non sono superati.“I nostri pescatori hanno già fatto moltissimo, hanno ridotto le quantità prelevate e i periodi di pesca. Il mare è la loro azienda, non hanno interesse a danneggiarlo”. “I governi di Italia e Spagna devono sedersi a un tavolo e trovare un’armonizzazione sulla taglia delle vongole”, ha detto Vadis Paesanti, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna. Non c’è tempo da perdere. La burocrazia non aspetterà ancora.
Fonte IlGiornale.it
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