Sotto osservazione ci saranno, dunque, i fenomeni di hate speech (tutti quei comportamenti – soprattutto verbali – violenti, minatori, poco rispettosi dell’altro e che creano un clima di ostilità e un ambiente più in generale poco favorevole alle minoranze, di qualsiasi tipo esse siano) i discorsi d’odio sempre più proliferanti nel web, forme di espressioni che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o più in generale l’intolleranza, ma anche i nazionalismi e gli etnocentrismi, gli abusi e le molestie, gli epiteti, i pregiudizi, gli stereotipi e le ingiurie che stigmatizzano e insultano.
Secondo il recente report dell’Osservatorio sull’antisemitismo, Liliana Segre, tra i pochi sopravvissuti al martirio nazista di Auschwitz, riceve in media 200 insulti a sfondo antisemita al giorno. “Speravo che sull’odio in generale il Senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia generale”.
Ha dichiarato la parlamentare ad esito del voto, non nascondendo la propria amarezza per quelle astensioni con cui Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – pur se fra qualche vibrato malumore interno – hanno inteso marcare un distinguo ideologico-politico verso la mozione. Il mutismo levatosi dai loro banchi, durante il successivo omaggio dell’Aula di Palazzo Madama alla senatrice, è stato piuttosto eloquente.
In buona sostanza, per il centro-destra si intravede il pericolo che con il pretesto dell’odio e del razzismo si possa mirare finanche ad intaccare, se non addirittura limitare, la libertà di espressione, peraltro sancita dalla Costituzione. Lettura, a mio avviso, distante dagli intenti e dai propositi della Segre la quale, già solo per storia personale, è lontana anni luce dalle iniquità, dalle distorsioni e dagli opportunismi di parte; siano essi provenienti da centro, da destra o da sinistra.
A prescindere dalla istituzione della Commissione e da ciò che farà, noi dovremmo essere, persone prima e cittadini poi, capaci di riconoscerci in un perimetro etico condiviso. Una zona neutrale, entro cui custodire, rispettare e proteggere valori universali e imprescindibili. C’è chi la definisce democrazia, chi invece, libertà. Io preferirei chiamarla, più semplicemente, civiltà.
di Tony Ardito