De Rosa (Gruppo Smet): «Il porto di Salerno può crescere ancora»

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Le autostrade del mare diventano, in base ai dati del 2019, una delle attività prevalenti del porto di Salerno. Nello scalo cittadino, infatti, sono state movimentate, da gennaio ad agosto, 5,5 tonnellate di rotabili, con un incremento del 5,35%. E, in questo settore, Salerno va a doppia velocità rispetto a Napoli.

In controtendenza con il traffico container, nel porto partenopeo sono state movimentate 3,6 milioni di tonnellate di rotabili, quasi la metà di quelle di Salerno, con una perdita dell’1,97%.

«La crescita del segmento ro-ro nel porto di Salerno testimonia che il futuro del pianeta è sempre più legato a modalità di trasporto intermodali, che garantiscono sostenibilità ed efficienza – evidenzia Domenico De Rosa, amministratore delegato del Gruppo Smet – Noi siamo stati pionieri del green a livello europeo: da tempo abbiamo infatti scelto l’intermodalità operando in partnership con il Gruppo Grimaldi e contribuendo in questo modo allo sviluppo del nostro porto».

Come si spiega questo boom?

«Il porto di Salerno ha una posizione strategica rispetto a tutto il sud Italia. E, inoltre, ha una consolidata leadership. Il dragaggio dei fondali, altresì, permetterà di potenziare ancora i servizi in quanto lo scalo salernitano potrà accogliere le navi di ultima generazione, che sono sempre più grandi, capaci di generare economia di scala trasportando un maggior numero di veicoli».

Sono previsti, nel scalo salernitano, nuovi investimenti per le autostrade del mare?

«Certamente, a partire dalle piattaforme logistiche di supporto. E questo produrrà dei riflessi occupazionali importanti e delle grandi opportunità per le imprese manifatturiere e distributive di tutto il Mezzogiorno».

Il porto di Salerno può mantenere sempre la sua caratteristica di multi prodotto?

«Ho avuto modo d’incontrare il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito, ed ho apprezzato la sua qualità e fattività. Ho parlato con lui sul tema dei dragaggi e su quanta fatica l’Autorità stia facendo per portare a termine quest’opera fondamentale.
Ritengo che nel porto di Salerno ci sia la possibilità di operare sia sui rotabili, sia sui contenitori che sulle merci varie, che sono le tre attività prevalenti del porto. Auspicabile che ci sia una razionalizzazione funzionale degli spazi e una metodologia che consenta la massima sicurezza sul lavoro e la massima produttività delle aree».

Come mai il porto di Salerno, per il traffico ro-ro, ha quasi doppiato, come tonnellaggio di rotabili, quello di Napoli?

«Perché su Salerno ci sono gli operatori più importanti. L’attrattiva deriva dal combinato grande e forte armatore, che ha messo la base a Salerno e dai gruppi più significativi della logistica che sono salernitani».

Per il network di Autostrade del Mare, Salerno è uno scalo sempre più strategico, che offre collegamenti marittimi regolari per il trasporto di merce rotabile verso la Penisola Iberica, la Sicilia, la Sardegna, Genova e il nord Africa.

«Ritengo che i margini di crescita siano ancora ampi: mi riferisco in particolare agli interventi di dragaggio che attendiamo fiduciosi e che saranno un ulteriore impulso al trasporto intermodale, poiché consentiranno al Gruppo di Grimaldi di posizionare proprio a Salerno le nuove navi da 500 trailer».

Qual è il futuro della logistica?

«Sarà in chiave green e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico. Saranno premiate le aziende che avranno ridotto l’impatto ambientale e preferito le attività intermodali al tutto strada».

 

4 Commenti

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  • Serve il collegamento ferroviario, inutile girarci intorno, altrimenti parlare di crescita e’ impossibile.

  • Fa meraviglia che in questi colloqui fra l’intervistatore e l’intervistato continui a non esserci da entrambe le parti alcun riferimento, non dico all’eventuale cantierarizzazione di una linea ferroviaria che colleghi il porto col corridoio tirrenico, ma neppure a considerazioni sull’opportunità o meno di poter disporre di una simile infrastruttura e dei vantaggi ad essa associati.
    Di questi c’è testimonianza se si osservano i volumi di traffici realizzati presso altri sorgitori portuali (vedasi Trieste, La Spezia, Livorno, ecc.), che usano il trasporto su rotaia in maniera crescente.
    Se si parla di intermodalità, questa va intesa in tutte le sue articolazioni, altrimenti si conta su un sistema monco che nel settore del trasferimento di merci su lunga distanza non potrà competere con i convogli ferroviari ricorrendo a … treni di tir.
    L’aspirazione a realizzare una logistica green è certamente meritevole di plauso. Si è certi che ogni accorgimento messo in atto a tale scopo non potrà che essere incrementato e reso più attuale, allorché sarà finalmente portata a compimento la defatigante operazione di approfondimento dei fondali. Non si però può trascurare il fatto che l’arrivo di navi di grosso tonnellaggio e quindi di maggiore capacità di carico porterà in banchina merci, container e altro in quantità rilevanti.
    Chi dovrà smaltirli e avviarli a destinazione?? Esclusivamente tir, portacontainer e grossi automezzi. Siccome è risaputo che l’inquinamento associato all’impiego di tali veicoli è molto alto, riesce difficile accettare che una logistica green, ancorché realizzata all’interno dello scalo portuale, non trovi conferma anche all’esterno dello stesso, costretto quindi a subire danni ambientali non indifferenti.
    La conclusione è che la realizzazione di un raccordo ferroviario per il porto di Salerno è un problema ineludibile.

  • Dove sono le aree sufficienti ad accogliere quantità di rotabili in maniera smisurata? E’ pura utopia!!! Questo porto, dragaggio o non dragaggio, va convertito in turistico. Allora si che si potrà parlare di posti di lavoro.

  • Non si può rigettare tour court l’aspirazione a vedere trasformato il porto di Salerno per sole attività turistiche. Non è chiaro però se dove e come si dovrebbe mantenere in pieno esercizio tutto il settore commerciale. Se infatti la risposta consiste nella parola magica “delocalizzazione” allora realmente solo il concorso e l’ausilio di una fatina potrebbe consentirne l’attuazione. Tanti e tali sono gli impedimenti di ogni ordine e grado che solo un intervento “paradivino” potrebbe assicurarne l’attuazione.
    Tuttavia, messo momentaneamente da parte questo tema, dedicare l’intero bacino del porto e relativi moli di attracco per accogliere navi da crociera cariche di turisti appare alquanto pretenzioso.
    L’attrattiva turistica della città è quella che è e, nonostante le più rosee previsioni di qualcuno, non è scontato che il numero dei visitatori raggiunga cifre a sei zeri. Gli arrivi inoltra avvengono anche via treno, in automobile e, in prospettiva quando sarà, a mezzo di aerei.
    Allora occorre concentrarsi sull’esistente, badando ad un reale incremento delle sue potenzialità e delle sue infrastrutture.

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