L’unione di Imu e Tasi di fatto potrebbe dar vita ad una nuova stangata sugli immobili. E a sottolineare questo rischio è Confedilizia che non usa giri di parole e boccia senza esitazioni la manovra dei giallorossi. Il presidente di Confedilizia, Spanzani Testa, ha usato parole forti per descrivere la prossima legge di Bilancio che ha iniziato il suo iter parlamentare.
Di fatto il numero uno di Confedilizia punta il dito proprio contro la nuova imposta che potrebbe nascere dalla fusione dell’Imu e della Tasi: “Giudizio negativo sulla unificazione delle due tasse Imu e Tasi di cui non c’era bisogno perché non risolve affatto quelli che sono i problemi di Imu e Tasi che sono quelli di una patrimoniale da 22 miliardi l’anno che continua a gravare su tanti immobili che non hanno possibilità di creare reddito e che andrebbe assolutamente ridotta.
Auspichiamo che attraverso gli emendamenti ci possano essere dei miglioramenti e in particolare la conferma almeno per un anno della cedolare secca sui negozi e un cambio dell’Imu-Tasi che non sia solo l’unione del nome”.
E su questo fronte di fatto arriva anche un’analisi piuttosto dettagliata dei contenuti della manovra. “Non vi sono ragioni che giustifichino l’aumento dell’aliquota di base per l’abitazione principale dal 4 al 5 × 1000 e di quella degli altri immobili dal 7,6 all’8,6 × 1000”. E “non c’è alcuna giustificazione per il fatto che a circa 300 comuni, fra i quali Roma e Milano, sia concessa un’aliquota massima più alta rispetto a tutti gli altri comuni: 11,4 × 1000 anziché 10,6”, ha aggiunto Spanzani Testa.
Ma su questo punto proprio Confedilizia fa un passo in avanti e lancia l’allarme sulle aliquote. Infatti secondo Confedilizia il limite massimo dell’aliquota all’11,4 per mille che è stato concesso dal governo a ben 300 Comuni rispetto alla soglia massima del 10,6 per mille prevista per tutte le altre città, potrebbe avere un sospetto di incostituzionalità.
Ma attenzione: sulla fusione Imu-Tari c’è un altro aspetto da non sottovalutare. Infatti come sottolinea Confedelizia all’Adnkronos, con le nuove regole viene anche soppresso l’obbligo da parte del singolo Comune di indicare con un regolamento tutti i costi e i servizi legati alla copertura dello stesso tributo.
Inoltre la nuova imposta viene attribuita per intero ai proprietari. Insomma la manovra che sta per “decollare” in Parlamento rischia di trasformarsi in una sorta di macigno fiscale per i proprietari di casa che da tempo fanno già i conti con un fisco che considera la casa quasi come un bene di lusso.
Fonte IlGiornale.it
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