Respiro profondamente, apro lentamente gli occhi e la luce mi acceca, poi a poco a poco comincio a distinguere ogni cosa.
Sono ad Amsterdam, nella Piazza dei musei (Museumplein). Gli edifici esistono davvero, affacciati sulla grande piazza, esiste anche il grande parco, è il Vondelpark e il canale alle mie spalle non è solo, corre parallelo a tanti altri; più in là c’è Leidseplein, piena di luci che si accendono e spengono, giocano a rincorrersi.
Richiudo gli occhi. Vedo una donna che viene verso di me, mi sembra di conoscerla da sempre. È giovane, mi appare forte e robusta, ha un’espressione concentrata, indossa un bustino giallo e una gonna rossa su cui porta un grembiule blu; ha come copricapo una cuffia bianca.
Si siede accanto a me e mi parla di lei, dei suoi amori, del suo tempo. Mi spiega che la maggior parte di quei palazzi sono musei e mi indica lo Stedeleik Museum; dopo una breve pausa, girando lo sguardo in senso orario continua, quello è il Van Gogh, quello il MOCO, quello lo Stichting Diamant Museum, e quello in fondo è il fantastico Rjiksmuseum.
Schiudo le palpebre e scruto il tutto, punto per punto. In un angolo giocano dei bambini, corrono, non si fermano mai. Uno, un po’ più cicciottello, insegue a fatica gli altri che si muovono agili. Penso all’ultimo congresso a cui ho partecipato qualche giorno prima. Bisogna essere attenti, fin dalla nascita, per contrastare lo sviluppo di sovrappeso, altrimenti i danni fisici e psichici lasceranno segni indelebili. Dieci sono le semplici azioni consigliate dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale.
Provo a riportarle alla mente: Allattare al seno per almeno sei mesi / Introdurre cibi complementari dopo i 6 mesi / Apporto proteico controllato , in particolare durante i primi due anni / Evitare bevande caloriche (compresi i succhi) / Il biberon va sospeso entro i 24 mesi / Evitare l’uso del passeggino dopo i tre anni e l’uso di moto e auto elettriche, favorire il raggiungimento della scuola a piedi / TV e giochi sedentari solo dopo i due anni, massimo 8 ore a settimana / Regalare e incentivare i giochi di movimento, adatti alle varie età del bambino / Offrire porzioni corrette per l’età pre-scolare / Controllare l’Indice di Massa Corporea e discuterne con il pediatra.
Lascio i bambini e i miei pensieri. Richiudo gli occhi. La donna mi prende per mano. L’aria ha il profumo leggero dell’autunno. “Andiamo – mi dice – voglio farti conoscere il Rijksmuseum, io abito lì”. Mi conduce per le sale e racconta che di notte, nella quiete assoluta, gira per le stanze e si sofferma a osservare i suoi dipinti preferiti, trascorre ore ad ammirare la Ronda di Notte, l’autoritratto di Van Gogh, La natura morta con formaggio di Floris Van Dyck… Non mi parla di Vermeer, io sono ad Amsterdam per vedere i suoi dipinti. Sto per chiederle perché, ma poi qualcosa mi trattiene, mi piace ascoltarla, non voglio interromperla. Taccio.
Non vorrei spezzare quell’incantesimo, ma riapro lentamente gli occhi: non riesco a distinguere la realtà dall’immaginario, poi alzo le spalle e mi dico che non è importante capire. Pian piano mi incammino verso l’hotel Owl, è lì a due passi l’albergo dove mi riunirò ai miei compagni di viaggio.
Il giorno dopo con il gruppo di amici ci aggiriamo per il museo, raccontandoci le emozioni. Ora ne sono certo sono stato proprio qui stanotte.
Attendo con ansia di raggiungere i dipinti di Vermeer. Procediamo lungo il corridoio lentamente, eccoli. Mi fermo difronte a “La lattaia”. Il cuore mi batte forte.
Mi emoziono. Le immagini si offuscano, ma nonostante ciò la riconosco, non ho dubbi, è lei che mi ha guidato per le stanze del museo. Non è possibile. Ma dove è il confine tra possibile e impossibile, tra realtà e immaginazione, tra sogno e verità?
Continuo a fissare il dipinto. Protagonista assoluta è lei. La luce guida lo sguardo, che si posa ovunque: sul suo volto, sul braccio che sostiene la brocca, sui pezzi di pane, sulla parete della stanza e si ferma su quel rivolo di latte bianco mentre viene versato.
Continuo a osservare e lei, si proprio la donna del quadro, osservandomi commosso e incredulo mi fa l’occhiolino e accenna a un sorriso poi ritorna immobile. Alla fine mi tirano via dal quadro e ci avviamo verso l’uscita. Non ho dubbi su cosa farò questa sera.
Mi siederò su una panchina di Museumplein e aspetterò…
P.S. dedicato ai viaggiatori “scumbinati”.
di Vincenzo Capuano
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