Secondo il Centro Studi Investimenti Sociali, “Il fenomeno degli espatri non è mai stato così ampio come negli ultimi anni”. A partire dal 2015, in particolare, ogni anno più di 100mila connazionali si trasferiscono all’estero e in gran parte si tratta di giovani diplomati e soprattutto laureati.
Il rapporto evidenzia che i limiti della politica attuale sono nella rassegnazione a non decidere. Tante, troppe riforme strutturali sono state annunciate, ma mai concretamente avviate: nella scuola, nella giustizia, nella sanità, nella fiscalità, nel quadro istituzionale. Lo scenario nel quale ci muoviamo è affollato da non decisioni.
“Non per aver scelto, ma per non averlo fatto, la politica ha fallito e ha smarrito sé stessa”, sottolinea l’istituto di ricerca. Una politica sempre più attraversata da “pulsioni antidemocratiche”. Il 48% si affiderebbe anche all’uomo forte al comando il quale, pur di risolvere i problemi, possa non preoccuparsi delle elezioni e del Parlamento.
Il 69,8% degli italiani è convinto che nell’ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Si registra altresì un ritorno all’odio verso gli ebrei: un cittadino europeo su due considera l’antisemitismo un problema nel proprio Paese. In Italia la pensa così il 58% della popolazione.
Gli indicatori demografici ci consegnano un’Italia rimpicciolita, invecchiata, con pochi giovani e pochissime nascite. Dal 2015 – quando è cominciata la flessione demografica, ed è stata una novità nella nostra storia – si contano 436.066 cittadini in meno, nonostante l’incremento di 241.066 stranieri residenti.
Nel 2018 il numero dei cellulari ha superato quello delle tv: 43,6 milioni di smartphone contro 42,3 milioni di televisori. Oltre la metà controlla il telefono come primo gesto al mattino o quale ultimo, prima di andare a dormire. Il 25,8% dei possessori dichiara di non uscire di casa senza il caricabatteria al seguito.
Questa è la fotografia che il Censis consegna del Belpaese. Com’è evidente, tra emigrazione giovanile, disoccupazione, xenofobia e dipendenza tecnologica, ancora stentiamo a mostrare il nostro profilo migliore e, francamente, non si intravedono segnali che facciano ben sperare.
di Tony Ardito