“Siamo partiti, ed è stata avviata concretamente già da alcune settimane la digitalizzazione ad esempio di opere e documenti dei diversi patrimoni provenienti dall’Archivio Rumma, l’Archivio Amelio-Santamaria, Fondazione Menna, Fondazione Morra, Museo del ‘900 di Castel Sant’Elmo e Museo Madre.
“Trasferiremo in digitale ogni tipo di contenuto (testi, immagini, oggetti, suoni, filmati) riferibile a domini culturali distinti: archivistico, bibliotecario, archeologico, storico-artistico, teatrale e cinematografico. La vicenda di Palazzo d’Avalos, oggetto di una giusta campagna del Corriere del Mezzogiorno, vedrà la Regione impegnata a fare la propria parte”.
“Essendo beni sotto il vincolo e la custodia della Soprintendenza – continua De Luca – occorre concordare i modi per inserire l’Archivio D’Avalos nell’Ecosistema digitale della Campania. Da parte della Regione c’è piena disponibilità, lo riteniamo un dovere, ed è subito possibile e opportuno, aprire un tavolo di lavoro comune per individuare i beni da digitalizzare che sono a rischio deterioramento e pianificare quindi la completa dematerializzazione di questo immenso tesoro. Se la Sovrintendenza è d’accordo, già nella prossima settimana sarà possibile incontrarsi e stabilire insieme il programma degli interventi, partendo proprio dai quelli più urgenti.