La nuova sede del gruppo che terrà insieme Fiat e Chrysler, Peugeot e Citroën – solo per citare alcuni dei marchi in portafoglio – sarà in Olanda. Confermata la tripla quotazione: le azioni scambieranno sul circuito Euronext di Parigi, sulla Borsa Italiana di Milano e al New York Stock Exchange, ovvero Wall Street.
Il nuovo gruppo da 170 miliardi
I dettagli sono arrivati con una comunicazione prima dell’apertura dei mercati, nella giornata di mercoledì, confermando quel che era via via emerso in queste settimane di trattative. Fin dall’incipit della nota congiunta si fa riferimento alla sfida della “mobilità sostenibile” come primo obiettivo del nuovo gruppo.
Sarà una realtà da quasi 9 milioni di veicoli, con ricavi di quasi 170 miliardi di euro, un utile operativo corrente di oltre 11 miliardi e un margine operativo del 6,6%. “Il nuovo gruppo avrà una presenza geografica molto più bilanciata”, spiegano le società, “con il 46% dei ricavi generati in Europa e il 43% in Nord America”.
Risparmi per 3,7 miliardi “senza chiudere stabilimenti”
Unire le forze significa condividere le piattaforme dei veicoli, generare “sinergie” – come si suol dire nel mondo aziendale – e in sintesi risparmiare. Le società quantificano questi risparmi. Quelli “associati alle tecnologie, ai prodotti e alle piattaforme” rappresenteranno “il 40% circa dei 3,7 miliardi di euro di sinergie annuali a regime, mentre i risparmi relativi agli acquisti – che beneficeranno principalmente delle economie di scala e degli allineamenti al miglior prezzo – rappresenteranno un ulteriore 40% di tali sinergie”, spiegano le società. La parte restante di tagli alle spese verrà da marketing, amministrazione, spese generali.
Generarle comporterà un costo, ma solo per una volta, di 2,8 miliardi. Chiaro il disegno di impiego delle risorse recuperate grazie all’unione delle forze: “Tali sinergie consentiranno al nuovo gruppo di investire fortemente nelle tecnologie e nei servizi che definiranno la mobilità in futuro, contribuendo al raggiungimento degli stringenti requisiti normativi globali sulle emissioni di CO2”.
“Queste stime di sinergie non prevedono alcuna chiusura di stabilimenti in conseguenza dell’operazione”, mette nero su bianco il comunicato rispondendo alle preoccupazioni di molti, dai sindacati alla politica. Concetto ribadito da Mike Minley e Carlos Tavares, guide dei due gruppi: l’ad di Fca ha insistito sul fatto che la grande maggioranza delle sinergie realizzate con le nozze tra i due gruppi “non riguarda il personale”.
Da parte sua, Tavares ha insistito su un punto “molto importante”: questa operazione “viene realizzata da due gruppi che sono in ottima forma. Non facciamo una fusione in un contesto di crisi o in una situazione difficile per le due compagnie”, ma perché “sappiamo” che servirà ad essere più forti rispetto alle sfide del futuro.
Nuovo cda a 11 membri, entrano i lavoratori
Al governo del nuovo gruppo ci sarà un consiglio di amministrazione da undici membri, “la maggioranza dei quali indipendenti”. Cinque saranno in quota Fca-Exor (con il presidente John Elkann che prenderà la carica di presidente anche del nuovo gruppo) e cinque in quota francese (con il vice presidente e il “senior non-executive director”).
Spiega la nota: “Al perfezionamento dell’operazione il Consiglio includerà due membri in rappresentanza dei lavoratori di Fca e di Groupe Psa”, con una mossa alla tedesca ufficializzata a pochi giorni dal raggiungimento dell’accordo negli Usa con il sindacato Uaw. “Carlos Tavares sarà Chief Executive Officer, oltre che membro del Consiglio di Amministrazione, per un mandato iniziale di cinque anni”, aggiunge la nota blindando di fatto la guida dell’azienda per il prossimo futuro.
La nuova struttura azionaria, scendono i cinesi
Come da attese, nella sistemazione finale del nuovo gruppo si prevede che il gruppo cinese Dongfeng scenda nel capitale: dal 12,2% attuale, a fine operazione sarà al 4,5% del nuovo gruppo con l’autorizzazione per la famiglia Peugeot di rilevarne una parte. Psa acquisterà poi 30,7 milioni delle azioni in mano a Dongfeng, prima della chiusura dell’operazione, per cancellarle.
In questo modo, la quota della famiglia francese e dello Stato sarebbero in linea (sommate attorno al 14%) con quella di Exor nel nuovo gruppo. Un equilibrio che si crea laddove era fallito nel disegno naufragato di matrimonio tra Fca e Renault, risalente soltanto a pochi mesi or sono.
Nella nota si spiega poi che lo statuto non permetterà a nessun azionista di avere “diritto di voto in misura eccedente il 30% dei voti espressi in assemblea. Si prevede inoltre che non ci sarà alcun trasferimento dei diritti di doppio voto esistenti, ma che i nuovi diritti di doppio voto speciale matureranno dopo un periodo di detenzione delle azioni di tre anni dal perfezionamento della fusione”.
Prima del closing, Fca distribuirà ai propri azionisti un dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro mentre Psa retrocederà ai soci la quota del 46% detenuta nella società di componentistica Faurecia. Ma non è la sola remunerazione dei soci prevista: Fca e Psa distribuiranno ciascuna un dividendo ordinario di 1,1 miliardi di euro nel 2020, relativo all’esercizio 2019.
Al closing, gli azionisti di Psa riceveranno 1,742 azioni della società risultante dalla fusione per ogni azione Psa detenuta, mentre gli azionisti di Fca avranno una azione della società risultante dalla fusione per ogni azione detenuta in Fca.
Nome ancora da studiare, le parole dei manager
Ancora velo calato sul nome del nuovo gruppo. “E’ un processo che comincia ora e che speriamo di concludere nei prossimi mesi”, ha detto l’ad di Fca, Mike Manley, aggiungendo che non si tratta in alcun caso di una questione “delicata”, ma “soltanto interessante”. Parole a cui ha fatto eco Carlos Tavares. Il nome? “Abbiamo tempo per lavorarci sopra, valutare le opzioni, non c’è fretta. Sarà un lavoro stimolante”.
Nella nota ufficiale, Tavares ha sottolineato che l’operazione “rappresenta una grande opportunità per raggiungere una posizione ancora più forte nel settore attraverso il nostro impegno a guidare la trasformazione verso un mondo con una mobilità ecologica, sicura e sostenibile e a offrire ai nostri clienti prodotti, tecnologie e servizi d’eccellenza”. Manley ha parlato dell’unione di “marchi incredibili e persone appassionate e competenti”.
Ricordando che “entrambe hanno affrontato momenti di estrema difficoltà”, il manager ha rimarcato che “ne sono uscite ancora più agili, intelligenti e formidabili. Le nostre persone hanno un tratto in comune, quello di guardare alle sfide come opportunità da cogliere perché rappresentano la strada per renderci ancora migliori nel fare quello che facciamo”.
Fonte: LaRepubblica.it