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Capodanno in Campania tra tradizioni, folklore e scaramanzia. Ecco quali

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Per la Campania ed il suo capoluogo Napoli, patria del folklore e delle tradizioni scaramantiche, il Capodanno rappresenta l’occasione ideale per propiziarsi il futuro (o quanto meno l’anno nuovo) con riti ed usanze intrisi di simbolismo. Del resto Capodanno, il primo giorno del nuovo anno del Calendario Gregoriano, rappresenta un momento simbolico di passaggio: dal vecchio al nuovo, dalle tenebre alla luce, da un ciclo naturale a un altro.

E la superstizione risponde al bisogno tutto umano di aggrapparsi a qualche certezza di fronte all’ignoto, al grosso punto interrogativo che si spalanca nella nostra mente quando pensiamo al futuro. Nessuno sa cosa ci riserverà il nuovo anno e, allo stesso tempo, tutti noi nutriamo timori, speranze e aspettative a riguardo. Ecco allora che si innesca un meccanismo che ci spinge a propiziare la buona sorte, a dare un perché alle avversità e soprattutto a scongiurarle e allontanarle il più possibile attraverso l’uso di manifestazioni rituali.

Cenone di Capodanno e tradizioni enogastronomiche

Il nuovo anno si attende circondati dai simboli della ricchezza e dell’abbondanza, anche a tavola: infatti, se c’è una cosa da scongiurare per l’anno nuovo è che sia portatore di miseria e dissesti finanziari.

Immancabili quindi, in accordo con le altre tradizioni regionali italiane, lenticchie e cotechino: con la loro forma tonda e appiattita, le lenticchie ricordano le monete e perciò sulla tavola di Capodanno non possono mancare come auspicio di fortuna e ricchezza. Allo stesso modo l’uva è simbolo di abbondanza: secondo alcune tradizioni, ogni acino mangiato rappresenterebbe un mese diverso, quindi se ne dovrebbero mangiare dodici e se, per esempio, il terzo chicco d’uva è un po’ acido, marzo potrebbe essere un mese “complicato”.

Sulla maggioranza delle tavole, protagonista assoluto del Capodanno è il pesce: frittelle di baccalà e baccalà fritto, spaghetti alle vongole, frittura mista, pesce al forno e capitone. Sempre presenti i broccoli di Natale, chiamati in gergo “piere ‘e vruoccole”, e la famosa “insalata di rinforzo”: cavolfiore lesso, insaporito da alici salate, olive e “papaccelle napoletane” (peperoni conservati nell’aceto).

Il melograno, secondo la mitologia greca pianta sacra per Venere e Giunone, è poi simbolo di fertilità e fedeltà coniugale da usare sia come ornamento della tavola di Capodanno che da mangiare.

D’obbligo per molte famiglie è anche il cappone – un pollo castrato al fine di ottenere maggior peso e morbidezza della carne – da accompagnare con contorno di sottaceti, acciughe e peperoni.

Tra i dolci del cenone di Capodanno non possono mancare struffoli e roccocò. I primi – più famosi – sono morbide palline di pasta fritta, imbevute nel miele. I secondi, un po’ meno noti fuori Napoli, sono delle ciambelle un po’ schiacciate, dalla consistenza di un biscotto, incredibilmente profumati e speziati da un mix di chiodi di garofano, cannella, noce moscata, anice stellato.

Infine per i campani è di “regola” a Capodanno immergere un dito nel bicchiere di spumante, per poi passarselo dietro l’orecchio e sui polsi, come simbolo di buon auspicio.

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