Per il marchio salernitano che fa capo al presidente nazionale degli Industriali Vincenzo Boccia non si tratta soltanto di tener dietro, ancora e sempre, a una tumultuosa evoluzione tecnologica e di mercato (negli ultimi 15 anni, nel corpo aziendale, si sono susseguite iniezioni di capitale per un ammontare complessivo di 40 milioni); ma di consolidare strategie e obiettivi di un’impresa che si appresta a festeggiare i suoi primi sessant’anni di vita, essendo nata nel 1961 grazie a Orazio Boccia, padre dell’attuale leader di Confindustria (e che oggi conta 160 dipendenti e una rete commerciale che tiene insieme, dalla Campania, Roma e Milano, Londra e New York): un appuntamento, il 6O°, che equivale, nelle intenzioni del management salernitano, a un giro di boa: come in una regata occorre andare più veloci: ma lungo un percorso le cui coordinate sono ben chiare.
In fondo si tratta, ancora, di non tradire l’ispirazione iniziale: la tipografia creata agli albori degli anni Sessanta si è evoluta infatti, dopo numerosi cambiamenti di pelle, nella “boutique euopea dell’industria grafica” di ovvi: vale a dire in un’azienda che riesce a coniugare alto artigianato e industria 2.0 e che fa di questo binomio il suo punto di forza.
Come dimostrano le innumerevoli e versatili iniziative del gruppo: dalla pubblicazione di cataloghi e riviste (risale a meno di due mesi fa l’acquisizione della commessa per la stampa delle brochure di Msc Crociere) alla realizzazione, entro la fine di gennaio (come riportato di recente dalla stampa), di “un contratto di filiera con un partner strategico e complementare per crescere nel segmento della Grande distribuzione e aggiungere ai prodotti stampati dalle Arti Grafiche ulteriori servizi”.
Per non parlare del prossimo “lancio di tre piattaforme innovative legate alla filiera della stampa, due in chiave europea e una in chiave mondiale, tutta made in Italy”: il che dà la misura delle ambizioni di Boccia sul fronte quanto mai mobile e dai confini incerti dell’editoria digitale.
Né si è fermi per quel riguarda le sfide ambientali e la cosiddetta economia digitale: come avverte l’annuncio della “costruzione di un laboratorio sperimentale da affidare ad artisti per realizzare opere d’arte a partire dagli scarti di produzione”, che è poi il tentativo titanico di dare valore a ciò che non ne ha: in un’operazione che confina, tra l’altro, con quelle condotte, in campo creativo da alcuni tra i più importanti esponenti dell’arte contemporanea.
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