E proprio lì, accanto all’uscio, c’era lui: seduto all’ombra a gambe incrociate, cappello in testa e bastone in mano, a ripararsi dalla calura estiva. La fotografia della Google Car risale infatti ad agosto 2014. Leslie negli Stati Uniti, il nonno nel cuore del Messico, a Labor de Guadalupe. Oltre 2.500 chilometri a separarli.
«È morto alcuni anni fa – ha scritto la ragazza in un tweet –. Non siamo riusciti a salutarlo. Ieri abbiamo scoperto che Google Maps ha guidato nella sua fattoria ed eravamo curiosi di attraversarla: lì dove la strada finisce c’era mio nonno, seduto lì». Uno stupore subito condiviso sui social. Difficile però che la giovane si aspettasse qualcosa come 440 mila like, 60 mila condivisioni e oltre 900 commenti.
I più frequenti? Quelli delle dozzine di utenti che hanno raccontato di aver vissuto la stessa identica esperienza, con parenti o animali domestici. Una ragazza ha addirittura detto di aver scoperto un’immagine del padre, morto quattro anni fa, proprio dopo aver letto il post. Perché Street View ferma il tempo: una volta scattate, le immagini restano disponibili anche dopo essere state aggiornate.
Google Maps, in effetti, è un’autentica miniera d’oro. Da un vastissimo campionario di bizzarrie ad aspetti decisamente più seri, come nel caso del nonno di Leslie. O di William Moldt, quarantenne americano scomparso nel 1997 i cui resti sono stati rinvenuti appena tre mesi fa. Nel bene e nel male, un enorme archivio di memoria digitale, anche all’insaputa dei diretti interessati. Ai quali, però, può anche capitare di imbattersi in piacevoli sorprese.
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