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Caldoro “Comune di Salerno ricordi Vincenzo Giordano”

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“All’inizio degli anni novanta il peso dei partiti era cresciuto enormemente, nella società ed in tutto il Paese avevano preso troppo spazio ed erano presenti anche fenomeni degenerativi. Fu un errore però cavalcare le vicende con un uso politico.

Fu spazzata via una intera classe dirigente che aveva fatto dell’Italia la quinta potenza mondiale e furono decapitati interi gruppi dirigenti che, sui territori, erano esempi di buon governo. A Salerno pagò un prezzo altissimo Vincenzo Giordano e non fu l’unico, ricordo anche il mio amico Aniello Salzano, lo stesso Salvatore Aversano.

Hanno pagato, ripeto, un prezzo altissimo e nessuno di loro lo meritava. Amministratori seri, tutti assolti dalla stessa magistratura”. Lo dice Stefano Caldoro, ex ministro e oggi capo della Opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania, in una intervista a ‘le Cronache’ di Tommaso d’Angelo.

Incalzato da Andrea Pellegrino dice “A Salerno Vincenzo Giordano fu la sintesi di una grande squadra che avviò la trasformazione della città. Le grandi opere partirono con il Sindaco galantuomo, Salerno diventò una città ancora più moderna.

Credo che l’Amministrazione lo debba ricordare con più coraggio, senza paure. Bisogna superare la stagione dell’oblio e le prepotenze di chi ha interesse ad oscurare la storia. Insomma, anche a Salerno pagine di verità non sono più rinviabili”.

Caldoro ha poi ricordato il viaggio ad Hammamet, in Tunisia. “Finalmente – ha detto – pagine di verità. Politica estera, intuizioni economiche, desiderio di innovazione, la storia consegna a Craxi il giusto tributo. Pagine di verità vengono scritte, grazie a chi ci ha creduto, alla Fondazione Craxi con Stefania, grazie a tanti che rileggono, con più attenzione, quegli anni”.

Nell’intervista lo sguardo rivolto al futuro. “I riformisti –ha rilanciato – hanno il dovere di guardare avanti, di anticipare i cambiamenti. Riproporre idee vecchie non ha senso. Serve una politica riformista, serve il coraggio di cambiare. Non mi appassiona il dibattito sul contenitore elettorale, preferisco quello sui contenuti.

Serve rilanciare il progetto della Grande Riforma, lavorare alla centralità dell’Italia nel Mediterraneo, costruire politiche capaci di tutelare i lavoratori ed i nuovi lavori. Noi siamo i figli dello Statuto dei lavoratori, oggi abbiamo il compito di unire al ricordo, alla rivendicazione, un progetto.

Abbiamo un senso se costruiamo nuove tutele per chi le tutele non le ha. Dalla parte dei più deboli e senza soffocare il dinamismo delle imprese. Insomma immagino una versione 4.0 dei ‘Bisogni e Meriti’”.

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