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Coronavirus, mazzata per il turismo cinese. Locali più vuoti, paura per l’export

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Erano attesi in massa per il Capodanno cinese e invece in tanti sono rimasti casa. Da ieri sera, anche quelli che sarebbero dovuti partire in questi giorni, non potranno farlo. L’Italia ha sospeso da ieri sera tutti i collegamenti aerei da e per la Cina, dopo che il virus è sbarcato anche nel nostro Paese. È il primo Stato dell’Unione europea a farlo e potrebbe essere seguito anche da altri.

Una coppia di sessantenni della provincia di Wuhan, in Italia da una settimana, è ricoverata all’ospedale Spallanzani con i sintomi del coronavirus, che nel mondo ha già fatto oltre 200 morti. Atterrati a Milano il 23 gennaio, i due coniugi soggiornavano al Grand Hotel Palatino di Roma, quando si sono sentiti male. Con il loro ricovero è scattato anche il rigido protocollo di prevenzione e disinfestazione, che ha portato all’isolamento degli altri membri della comitiva (una ventina di persone in tutto) e alla disinfestazione della loro camera d’albergo.

E sebbene dalle autorità arrivino gli inviti a non farsi prendere dal panico («L’insorgenza di casi di Coronavirus in Italia è un fatto abbastanza normale se pensiamo alla statistica, ma la situazione è sotto controllo, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza»), la psicosi sta allontanando dai ristoranti etnici presenti in Italia tantissimi clienti. Non solo: l’azzeramento del turismo cinese rischia di mettere in seria difficoltà centinaia di strutture d’accoglienza, che in questo periodo lavorano principalmente proprio con il turismo asiatico, soprattutto nelle città d’arte. Un brutto colpo per Roma, Firenze, alcune località del Sud Italia e Venezia, tra le mete preferite del mese di febbraio, soprattutto per il Carnevale.

In questi giorni la diffusione del coronavirus sta vivendo il suo picco; difficile al momento immaginare quali altre ripercussioni ci saranno, in termini economici: a rischio, oltre al comparto del turismo, anche quello delle esportazioni. Nonostante non ci siano prescrizioni perentorie, appare evidente che l’export verso la Cina subirà gli inevitabili contraccolpi dovuti a uno stato di paralisi che il Paese sta vivendo in queste settimane. Negozi, supermercati, attività industriali, uffici e scuole sono chiusi da giorni un po’ ovunque e ancora non si sa quando riprenderanno.

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