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02.02.2020 data palindroma attesa da 909 anni

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Domenica 2 febbraio 2020 sarà una data palindroma, che si può leggere da sinistra a destra e viceversa: 02.02.2020 in tutto mondo, anche dove cioè (a differenza nostra) si annota prima il mese del giorno.

L’ultima volta è stata l’11 novembre dell’anno 1111 (11.11.1111), il mondo era nel pieno del Medioevo e per la prossima dovremo aspettare fino al 12 dicembre 2121 (12.12.2121), e allora non osiamo immaginare come sarà il mondo.

Il 2 febbraio del 2020 è quindi una data storica.

Non sono soltanto i numeri a poter essere palindromi; possono esserlo vocaboli, frasi o interi testi: a cominciare da singole parole come «otto», «ossesso», «anilina», «onorarono» o frasi intere come «è la morte tetro male» o come il noto verso latino riportato da Sidonio «in girum imus nocte ecce et consumimur igni» («andiamo in giro di notte ed ecco ci consumiamo nel fuoco»), forse riferito alle falene che il poeta vedeva bruciarsi alla fiamma della lucerna.

«Nizon anomemata me monan ozin» («làvati i peccati, non soltanto il viso») è l’iscrizione greca del fonte battesimale di Notre-Dame des Victoires a Parigi. Anche il «quadrato di Pompei» («sator, arepo, tenet, opera, rotas»), se svolto di séguito, è un palindromo; Hugo Brandt Cortius, un letterato-matematico olandese, nel suo Symmys, ha raccolto in bell’ordine oltre duemila esempi di versi palindromi in tante lingue diverse.

È palindromo, a cominciare dal titolo, l’intero testo teatrale «Oír a Darío» del poeta venezuelano Dario Lencini; si deve a Georges Perec, lo scrittore di La vita istruzioni per l’uso, un saggio di oltre 5.000 lettere, mentre il primato italiano spetta a Giuseppe Varaldo con lo scritto di 4.587 lettere dedicato alla vittoria dell’Italia ai mondiali del 1982. A un altro episodio, questa volta certamente non lieto, è legata una frase che ha del prodigioso; il matematico Marco Buratti l’ha immaginata contenuta nelle pagine di un diario: «era gennaio, vedevo il giglioil giglio vede voi annegare».

Un altro matematico, Douglas Hofstadter, l’autore di Godel, Escher, Bach, ha pubblicato il volume Ambigrammi (Hopefulmonster, 1987) nel quale nomi di persona e di luoghi sono scritti con una particolare grafia che li fa leggere egualmente anche se capovolti.

Il palindromo ha da sempre interessato anche altri campi. Musicisti come Benedetto Marcello, Beethoven, Satie e Boito hanno composto partiture che restano identiche, anche se eseguite al rovescio. «Elle difame ma fidelle», così si espresse il Conte di Chasteauneuf nei riguardi di una poco gentile amica che aveva detto male della sua fidanzata.

Del tutto fantastica è, invece, l’ammissione (in inglese…!) di Napoleone: «able was I ere I saw Elba» e altrettanto surreale è la presentazione che Adamo fa di sé a Eva: «Madame, I’m Adam». Arrigo Boito, nel donare un anello a Eleonora Duse, segnò sul biglietto: «È fedel non lede fe’/ e Madonna annod’a me».

In una lettera indirizzata alla stessa Duse, il letterato-compositore scrisse «Le parole son fatte per giocare»; e davvero, a cominciare con il proprio nome anagrammato in Tobia Gorrio, egli si divertì molto in questo modo. In alcuni testi simpaticamente licenziosi riferentisi a Lucia Hollebut, una sua amica olandese, Boito non finisce mai di stupire con la girandola di artifici centrati proprio sul palindromo.

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