Dopo due anni di lotta contro un male incurabile contro cui ha lottato con coraggio e ottimismo, il re dei pasticcieri ha dovuto arrendersi.
Fino all’ultimo ha lavorato, i panettoni dell’ultmo Natale hanno ancora la sua impronta precisa. Se ne va così a 55 anni il pasticciere che più di tutti, insieme a Sal De Riso, ha impresso una svolta epocale alla pasticceria del Sud con i suoi lievitati che gli hanno dto tante soddisfazioni e fatto vincere tutti i premi.
Nel suo piccolo laboratorio di Sant’Egidio Monte Albino in provincia di Salerno ha conquistato tutti i premi possibili rovesciando uno dei luoghi comuni più forti: i migliori panettoni si fanno al Sud!
La notizia della sua scomparsa ha sepolto il cuore sotto una spessa coltre di tristezza. Lo scrive IlVescovado.it
Tra i più grandi esponenti dell’arte bianca in Italia, il maestro di Sant’Egidio del Monte Albino si è fatto conoscere al grande pubblico per la sua tecnica, specie nella lievitazione, il sacrificio, l’umiltà e la passione, la cura doviziosa dei particolari, dalla scelta accurata delle materie prime di qualità allo sviluppo finale dei suoi eccellenti prodotti dolciari.
Membro dell’AMPI (Accademia Maestri Pasticcieri Italiani), il suo panettone è stato più volte riconosciuto tra i migliori d’Italia.
Con i fratelli Prisco, Giuseppe e Anna è stato capace di creare un vero miracolo a Sant’Egidio del Monte Albino, cittadina che grazie al suo brand ha contribuito a far conoscere in Italia.
Oggi il suo paese ma soprattutto il suo mondo, lo stesso che nel maggio scorso gli aveva tributato il World Pastry Stars, il massimo riconoscimento mondiale del settore, lo piange.
La sua ultima apparizione in Costa d’Amalfi lo scorso settembre in occasione del Santa Rosa Pastry Cup in cui era stato premiato dai suoi collehi e amici Sal De Riso e Nicola Pansa, assieme a una commossa Veronica Maya, per il lavoro svolto negli anni, attraverso cui ha contribuito a valorizzare il territorio, portando in auge materie prime e prodotti della terra spesso sottovalutati.
Di fronte al dramma di una notizia così tragica e raggelante, che colpisce l’intero territorio, si impone solo la preghiera silenziosa.
«Noi pasticcieri possiamo definirci ambasciatori del gusto e delle tradizioni del nostro territorio. E’ solo così che riusciamo a creare un vero e proprio valore aggiunto, che a cascata crei effetti positivi lungo tutta la filiera produttiva. E’ quello che pensai quando su uno dei vulcani più affascinanti e ricchi di storia, il Vesuvio, mi chiedevo come poter utilizzare nelle mie creazioni la più caratteristica tra le 100 varietà autoctone di albicocche vesuviane coltivate all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio: ovvero, la varietà c.d. “Pellecchiella”, conosciuta per la sua incredibile dolcezza.
Oppure quando recandomi ad Agropoli, nel Cilento, scoprii una piantagione di fichi posta sull’estremità di una collina, dove si può respirare una piacevole brezza marina. Ed, ancora, quando andando in giro con la mia Fiat 500 per il centro storico di Sant’Egidio, scoprii che proprio dietro l’Abbazia millenaria, ai piedi dei Monti Lattari, c’era un giardino “ricco” di mandarini, arance e limoni spettacolari» sosteneva il maestro di Sant’Egidio del Monte Albino. Che la terra gli sia lieve.
Ma è possibile che se ne vanno sempre troppo presto persone perbene lavoratori che danno una bella immagine della comunità? E rimangono camorristi corrotti pedofili spacciatori…
R.i.p.