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La deriva del M5S: persi oltre mille attivisti in 7 giorni

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Una deriva senza fine, matrimoni politici finiti: il rapporto tra i volti noti, i parlamentari Cinque Stelle e gli attivisti è lo specchio dei tempi che il Movimento sta vivendo. «Ascoltare la base» è il ritornello che si sente in diverse dichiarazioni. Ma la base ultimamente ha lanciato diverse stilettate a chi la rappresenta. La proposta di Roberto Fico di un asse con i dem in Campania è stata respinta dal 90% degli attivisti, Alessandro Di Battista è stato criticato sui social network per il suo viaggio in Iran, il ministro Federico D’Incà ha tentato un blitz (in parte fallito) per le Regionali in Veneto, ma anche deputati e senatori meno noti sono finiti nel giogo dei militanti.
La scelta dei facilitatori regionali è stata un altro banco di prova che si è trasformato in un incubo per i parlamentari, falcidiati — a volte anche surclassati da anonimi attivisti — da Nord a Sud. Solo in Sicilia sono stati respinti l’ex sottosegretario Vincenzo Santangelo (per lui un bottino di 126 voti), il senatore Fabrizio Trentacoste (che però ha preso oltre 400 preferenze) e il deputato Luciano Cantone. Stessa sorte anche alla deputata Celeste D’Arrando in Piemonte o in Lombardia i colleghi alla Camera Cristian Romaniello (per lui 136 preferenze) e Riccardo Olgiati (fermo a 69 voti) o la senatrice, segretario del gruppo M5S a Palazzo Madama, Alessandra Riccardi (a quota 154). Ma i casi si sprecano.

Fonte Il Corriere

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