Le Fregate d’Egitto (di Cosimo Risi)

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L’Italia si accingerebbe a vendere due Fregate all’Egitto, nel quadro di un programma di forniture militari che varrebbe 9 miliardi di euro. Le navi, già pronte nei nostri cantieri per la Marina Militare, sarebbero a questa sottratte per essere date all’Egitto in pronta consegna. Altre da cantierare sarebbero consegnate in un secondo momento, assieme ad un certo numero di elicotteri.

La partita è grossa per i risvolti economici e le ricadute sull’occupazione. E’ delicata per i risvolti politici e umani. L’Egitto è il paese dell’irrisolto caso Regeni. Intrattenere rapporti commerciali e addirittura diplomatici è considerato scandaloso dalla Famiglia Regeni e da quanti, presso  le forze politiche e i media, ne sostengono le ragioni.  Compresa la più radicale: richiamare dal Cairo il nostro Ambasciatore, che nella prassi diplomatica non è la rottura dei rapporti ma il loro raffreddamento.

Il caso delle Fregate riaccende il dibattito. La Famiglia sostiene che è meglio non avere a che fare con un paese che devia le indagini impedendo di accertare i responsabili della fine di Giulio. I realisti sostengono che l’Egitto è paese troppo importante per essere messo in quarantena e che la normalizzazione, favorendo i rapporti di buon vicinato, agevolerebbe il chiarimento giudiziario.

Josip Borrell, l’Alto Rappresentante europeo per gli affari esteri e la sicurezza, affida alla Stampa il suo manifesto programmatico. Lo condensa in una frase che suona da direttiva di marcia per l’Unione: “riprendere il linguaggio del potere”.

La Comunità economica europea nacque per sedare i conflitti fra gli stati membri, il successo è stato tale da meritare il Nobel per la pace. Il mondo immaginato dai fondatori – aggiunge Borrell – non è quello contemporaneo.

Attori statali e non statali si muovono sulla scena con intenzioni e comportamenti minacciosi nei nostri confronti. I conflitti regionali aumentano e non diminuiscono. Si usano armi proprie e improprie. L’interferire nella vita politica degli stati è una prassi. Lo spionaggio elettronico è d’uso. La sicurezza informatica è una priorità per l’Europa per non essere risucchiata nel vortice.

L’Europa deve quindi adoperare tutto il suo potere (commerciale, economico, politico, militare) per tutelare i cittadini e recitare da protagonista sulla scena internazionale. La globalizzazione non è un outlet che vende vantaggi a prezzi scontati. Le posizioni vanno acquisite e difese strenuamente.

Lo scenario descritto da Borrell è un paradigma per la vicenda Egitto. L’Egitto è un paese chiave. E’ il più grande degli arabi, ospita infatti la Lega Araba al Cairo. Confina con la Libia verso cui ha un interesse manifesto. Produce idrocarburi, Confina con Israele con cui ha un accordo di pace. Un dirigente mediorientale dichiarò che senza l’Egitto non si può fare la guerra, senza la Siria non si può fare la pace.

Con l’Egitto non si può parlare di normalizzazione né di rottura dei rapporti con leggerezza. Il partner è essenziale per la nostra presenza nel Mediterraneo, dove le nostre posizioni sono erose da più parti.

Il suo assetto interno è a rischio di rivolgimenti. L’attuale regime succede al primo islamista della storia. Tiene sotto controllo i movimenti integralisti fino a dichiararli illegali. Combatte la minaccia terroristica. Si muove ad ampio raggio su tutto il fronte mediterraneo anche per contenere l’avanzare della Turchia. Non lesina i mezzi forti.

In linea generale, intrattenere rapporti con i partner difficili quanto importanti non è un’opzione: è una necessità dettata dall’interesse generale.

di Cosimo Risi

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