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Spreco alimentare, nel 2020 gli italiani più virtuosi (di Tony Ardito)

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I dati emersi dal Rapporto Waste Watcher ci dicono che, per la prima volta in dieci anni, lo spreco di cibo da parte degli italiani risulterebbe in calo. Per il 2020 si prevede infatti una tendenza di un – 25% rispetto all’anno precedente.

Tra il 2018 e il 2019 lo spreco di cibo reale in Italia era stato calcolato in 15 miliardi. Di questi, quasi 12 risultavano sprecati nelle case per un totale di oltre 2 milioni di tonnellate di alimenti buttati (all’incirca 37 kg a testa), in primis frutta e verdura fresche, pane, formaggi e latticini. Il resto si perdeva nei campi (7,8%), nell’industria (6,5%) e nella distribuzione (7,4%).

Il Rapporto 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg è stato presentato il 5 febbraio in occasione della settima Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, che quest’anno è stata celebrata nel segno della prevenzione degli sprechi per la salute dell’ambiente e dell’uomo con lo slogan “Stop food waste, feed the planet”.

Dallo studio, basato sullo spreco percepito, risulta che nel 2020 il costo settimanale medio a famiglia dello spreco si attesta sui 4,91 euro per un totale di circa 6,5 miliardi (contro i 6,6 euro settimanali e 8,4 miliardi complessivi del 2019). Dunque se è vero che sullo spreco c’è ancora tanto da fare, è vero anche che le cose vanno migliorando.

Nel 2014 un italiano su due dichiarava di gettare cibo quasi ogni giorno. Nel 2019 solo l’1% degli intervistati ha dichiarato di cestinare il cibo quotidianamente. Accanto alla crescente consapevolezza dei consumatori (7 italiani su 10 ritengono ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo) e alle buone pratiche messe in atto da ognuno di noi, lo spreco si riduce anche grazie al proliferare di iniziative e dei progetti che promuovo la lotta allo spreco di cibo, che permettono di recuperare le eccedenze o che inventano come riutilizzare gli scarti.

Lo spreco alimentare resta una problematica importante, ma fortunatamente comincia a scemare l’idea che siano prevalentemente gli altri a doversene occupare, a partire dalle scuole che pure svolgono il delicato compito di contribuire a educare e sensibilizzare ad una cultura più sostenibile, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale dell’alimentazione.

Fortunatamente, cresce sempre più il senso di responsabilità individuale e collettivo e aumenta la nostra consapevolezza. Una maggiore disciplina ed una migliore organizzazione possono davvero aiutarci a fare la differenza. Un’opportunità che, direi, non va assolutamente sprecata.

di Tony Ardito

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