In Campania, in cima alla classifica regionale, c’è l’Istituto Nazionale Tumori di Napoli – Fondazione G. Pascale di Napoli (1° con 468 interventi effettuati nel 2017 contro i 265 eseguiti nel 2016 quando era 3°). Seguono, al 2° l’Azienda Ospedaliera San G. Moscati di Avellino (che perde una posizione), al 3° l’Ospedale Evangelico Betania di Napoli (che guadagna due posizioni), al 4° l’Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli (che difende la posizione) e al 5°, pari merito, l’Azienda Ospedaliera Universitaria – Seconda Università degli studi di Napoli e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.
“Il volume di attività, secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del sito. Perciò, le autorità ministeriali hanno fissato la soglia minima di 150 interventi annui, per quanto riguarda il carcinoma alla mammella, per valutare la bontà di una struttura.
In Campania, le strutture pubbliche o private accreditate che nel 2017 hanno effettuato questo tipo di intervento sono 58 (contro le 68 del 2016): di queste, il 17% rispetta la soglia (contro il 13% del 2016).
In Italia, invece, a raggiungere il numero minimo di interventi sono 137 dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati: il 29,2% del totale. La percentuale, però, è in aumento: nell’ultimo quinquennio, infatti, i centri in linea con lo standard sono cresciuti del 63% (passando da 84 nel 2012 a 137 nel 2017). Al contrario, è calato il numero complessivo degli ospedali italiani che eseguono interventi per tumore alla mammella: da 559 nel 2012 a 469 nel 2017 (-16%).
“La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli indicatori individuati per valutare i centri – come le soglie di attività – si perfezionino nel tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte. Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una Regione all’altra”, commenta Massimili
Al riguardo, a scegliere di farsi curare in Campania è l’88,5% dei residenti (contro l’87,4% del 2016).
Nelle strutture italiane che rispettano la soglia ministeriale, nel 2017, sono stati eseguiti ben il 74,7% degli interventi totali contro il 55,8% del 2012. Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017, è stato eseguito appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
In sintesi, tre quarti delle operazioni totali si concentrano in meno di un terzo dei centri italiani, ed è a questi che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.
Dai dati di Agenas emerge, infine, un notevole incremento delle operazioni per tumore al seno che, nel nostro Paese, hanno registrato un + 38,5% in 5 anni passando dalle 44.147 effettuate nel 2012 alle 61.137 del 2017.
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