La limitazione stabilita dal regolamento, si legge nella sentenza pubblicata oggi, risulta «proporzionata» perché «comporta il minor sacrificio possibile per l’interesse dei privati gestori delle sale da gioco in relazione all’interesse pubblico perseguito», quello cioè della prevenzione e del contrasto alla ludopatia. Inoltre, «resta consentita l’apertura al pubblico dell’esercizio che potrà, dunque, continuare a svolgere la sua funzione ricreativa, con eventuale vendita di alimenti, snack, bevande».
In questo modo, continua il Tar, si inducono i soggetti maggiormente a rischio «a indirizzare l’inizio della giornata verso altri interessi», distogliendo l’attenzione dal gioco. La riduzione dei ricavi lamentata da esercenti e operatori «può essere efficacemente sostenuta mediante una diversa organizzazione dell’attività di impresa»; i limiti orari risultano quindi una soluzione adeguata per contrastare fenomeni connessi al gioco compulsivo.
«Un’illimitata o incontrollata possibilità di accesso al gioco accresce il rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza – conclude il Collegio – con conseguenze pregiudizievoli sia sulla vita personale e familiare dei cittadini, che a carico del servizio sanitario e dei servizi sociali, chiamati a contrastare patologie e situazioni di disagio connesse alle ludopatie».
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