Tre arresti cardiaci consecutivi non le hanno lasciato scampo e così, nonostante la rianimazione del 118 in classe e la successiva permanenza in terapia intensiva, è iniziato l’iter per la dichiarazione di morte cerebrale.
«Purtroppo nel 2020 non è ancora possibile prevenire un arresto cardiaco. È possibile però diffondere la cultura della rianimazione, di cui il defibrillatore è il cardine», dice la professoressa Luisa Cacciavillani. Il preside Alberto Danieli si difende: «Il defibrillatore non è un obbligo nelle scuole». Vero, ma visto l’epilogo, con la morte prematura della studentessa, quello del defibrillatore è un tema.
Anna Modenese si è sentita male martedì mattina, nella 1B del liceo delle Scienze Umane Duca d’Aosta di Padova. Prima ora, matematica. Il professore entra in classe e inizia a spiegare. Dopo neppure mezz’ora dall’inizio della lezione, nel silenzio, si leva un urlo. È la compagna di banco. Vede la coetanea cadere priva di sensi. La classe pensa a uno svenimento, ma la studentessa non si riprende. Non parla, non respira.
Attorno a lei si radunano compagni di classe, professori, bidelli. Qualcuno chiama l’ambulanza. La gravità della situazione è chiara fin da subito. Le operazioni di rianimazione del 118 sono un chiodo che sarà difficile rimuovere per tutti i 29 studenti presenti, per i professori, per il personale della scuola. D’un tratto il cuore riprende a battere, la corsa al pronto soccorso finisce nel reparto di Terapia intensiva della Cardiologia. I medici hanno rilevato tre arresti cardiaci in poco tempo.
Dopo una notte trascorsa in ospedale, dopo aver provato tutto ciò che era possibile fare, è stato avviato l’iter di accertamento della morte cerebrale, terminato nel primo pomeriggio di oggi. Anna lascia il padre Alessandro Modenese, la madre Claudia e il fratellino. I familiari hanno consentito l’espianto degli organi.
Fonte: LaRepubblica.it