Il messaggio dato alle popolazioni di alcuni paesi del Nord circa la necessità di rimanere in casa non vuol dire che cessiamo di esserlo, dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo a disposizione nella logica della responsabilità”. A evidenziarlo è il professor Claudio Mencacci, past president delle Società italiana di psichiatria (Sip), secondo cui si possono sfruttare le tecnologie per sentirsi meno soli.
Quello che si può fare “e’ attrezzarsi per ricevere informazioni corrette, agganciandosi ai siti ufficiali e non ricercando sulla rete, dove non sempre ci sono notizie affidabili. Organizzare una possibilità di contatto telefonico con l’esterno, per continuate a poter sentire amici, persone che fanno parte della nostra socialità. La tecnologia può venirci in aiuto. E tornare a dialogare.
Ci si lamenta che sia finito il tempo del dialogo, adesso che si è ‘costretti’ a stare insieme si può cogliere l’opportunità per scambiare qualcosa in più che notizie di carattere operativo. Si creano così situazioni di avvicinamento e anche talvolta, inevitabilmente, di conflitto”. Altro punto, sottolinea Mencacci “e’non entrare nella logica dell’accumulare, raccogliere alimenti. È una ‘guerra’ che va combattuta nell’arco di un paio di settimane. Occorre cautela, anche perché i punti vendita e non solo, vengono tenuti aperti”.
“Siamo entrati nella fase della responsabilità. Dobbiamo mettere in atto comportamenti e azioni che ci rendono responsabili sia verso noi stessi che verso gli altri – conclude – per ridurre la paura bisogna ridurre l’ignoranza e per ridurla bisogna che vengano messi sul campo, e il Ministero (ma anche la Regione Lombardia) sono molto attenti e stanno veicolando il messaggio, una serie di comportamenti che siano comprovati scientificamente e che riducano la diffusione del contagio. La situazione non va presa sottogamba o banalizzata: occorre però evitare comportamenti irrazionali. Tutto va affrontato con scienza e ragione”.
fonte ANSA