Da sempre tutti i virologi sono stati concordi nel sostenere la possibilità della trasmissione asintomatica, ma i primi dati relativi al nuovo coronavirus risalgono a fine gennaio, con la descrizione di un caso di trasmissione asintomatica in Germania sul New England Journal of Medicine.
La stessa rivista ha appena pubblicato uno studio cinese che indica come la quantità di coronavirus presente nel naso e nella gola delle persone asintomatiche può raggiungere livelli paragonabili a quelli dei malati con sintomi, rendendoli potenzialmente infettivi. Casi di portatori asintomatici del virus erano presenti anche sulla nave Diamond Princess prima che scattasse la quarantena.
“Il contagio asintomatico è tecnicamente possibile, anche se non abbiamo informazioni sul modo in cui la liberazione del virus possa avvenire in una fase asintomatica”, ha detto l’esperto di malattie infettive Massimo Galli, dell’Università di Milano e primario dell’ospedale Sacco.
“Una fase asintomatica esiste per tutti i virus che colpiscono le vie respiratorie e dipende dalla quantità di virus presente nell’organismo”, ha rilevato Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova. “La diffusione delle particelle virali – ha aggiunto – avviene con l’emissione di aerosol anche parlando con una stretta contiguità, alla distanza di un metro”.
Nel periodo a rischio per la trasmissione asintomatica, dice ancora Palù, rientra anche quello che intercorre tra il contagio e la comparsa della febbre. La prudenza è d’obbligo anche considerando che è possibile essere negativi al test che individua le particelle del virus nel sangue: questo può dipendere dal punto in cui è stato fatto il prelievo con il tampone, per esempio se dalla gola o dal naso. E’ anche possibile che l’infezione sia passata dalle vie aeree superficiali a quelle profonde.
Ala luce di queste considerazioni la quarantena è una misura “assolutamente necessaria” per controllare la diffusione del virus, ha detto l’immunologo Antonio Lanzavecchia, direttore dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (Irb) di Bellinzona. “Poiché abbiamo visto come una singola persona possa portare un focolaio d’infezione, misure come la quarantena sono assolutamente necessarie”. Questo, secondo l’esperto, può accadere perché “la contagiosità di un virus è variabile” e “dal punto di vista biologico non si è infettivi soltanto quando si hanno i sintomi”. Bisogna inoltre considerare che la capacità di diffusione di un virus è tipica anche di chi è convalescente, come accade per l’influenza e per altre malattie virali.
L’ultima parola in fatto di trasmissione senza sintomi spetta comunque alla ricerca condotta in Cina e appena pubblicata sul New England Journal of Medicine. I dati, ha rilevato il medico Roberto Burioni con il collega Nicasio Mancini, indicano che la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli elevati nelle prime vie respiratorie.
L’altro elemento importante che emerge da questa ricerca è la facilità con cui coronavirus si moltiplica anche nelle persone senza sintomi, risultando presente in quantità nelle mucose di naso e gola: è la conferma, rilevano i due esperti, che “una maggiore quantità di virus può, attraverso il muco o la saliva, raggiungere un individuo sano, ovvero che è più alta la possibilità di infettarlo”. E’ una conferma, concludono, di come “anche chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione”.
fonte ANSA
Commenta