“Non cedete al panico – spiega la dottoressa – È mio dovere come medico dirvi che in questi casi bisogna affidarsi alla scienza e quindi rispettare le indicazioni che vi verranno date. Evitate di andare a zonzo e non abbiate paura per i vostri bambini. I sintomi sono quelli di una normale influenza e l’organismo dei più piccoli è molto più reattivo degli adulti nell’affrontare nuove ‘minacce'”.
La premessa è semplice e al tempo stesso importante: non bisogna cedere al panico. «Per i bambini non esiste il problema Coronavirus, perché in generale è abituato ad affrontare i virus, che sono tutti nuovi per loro. Dal raffreddore all’influenza, passando per la mononucleosi… Come non vi ha preoccupato questo finora, non deve preoccupare il nuovo Coronavirus».
In questa fase affidarsi alla scienza e alle indicazioni dei medici è indispensabile per non finire intrappolati tra disinformazione e fake news. Anche perché i sintomi del Coronavirus sono comuni: sono quelli di una normale influenza. I bambini però sono molto più reattivi degli adulti nell’affrontare le nuove “minacce”.
«Pur essendoci strutture ospedaliere di eccellenza e il pediatra sul territorio che ha il compito di filtrare i pazienti, è molto importante che l’epidemia non abbia picchi importanti, cioè che ci sia troppa gente contagiata tutti insieme».
E questo può accadere se si circola senza le doverose precauzioni. Per questo la pediatra Lorenza Crippa invita chiunque possa a fermarsi. «Gli adulti che stanno bene avranno una forma virale simil-influenzale. Su cento persone, venti avranno la polmonite, e di queste 4-5 finiranno in rianimazione. Non ho letto su PubMed di bimbi in rianimazione. È medicina, non matematica. È biologia».
Importanti sono le indicazioni anche sulle mascherine: «Uso la FFP3 due settimane, mi permette di non ammalarmi e di non far ammalare. È utile per chi come me deve gestire e curare gli ammalati, stando a stretto contatto con loro».
Ma chi non lavora in ambito sanitario, secondo la pediatra Lorenza Crippa, può usare la mascherina chirurgica, anche se non protegge dai virus. «È utile ma per non propagare quello che si ha al mondo. Questo permetterà di non diffondere troppo velocemente il virus e di permettere al sistema di curare meglio i pazienti».
La dottoressa fornisce anche indicazioni importanti per quanto riguarda l’accesso al pediatra. «Il bambino va accompagnato in ospedale da una sola persona, possibilmente da una sano e con mascherina chirurgica». Ma è importante che venga prima chiesto un appuntamento, quindi che non ci si rechi sul posto senza preavviso. «Inoltre, solo se il pediatra vi consiglierà di chiamare il 112 per il tampone, allora va fatto». E questo perché non bisogna assolutamente intasare il 112: «Non serve a niente: si limita l’accesso a chi ha bisogno».
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