Poi, ciascuno ha fatto le sue scelte, anche seguendo i successivi, diversi, insegnamenti di chi parlava di una natura ‘autonoma’, con leggi proprie, frutto di ‘aggiustamenti’ millenari e di equilibrati rapporti di forze. Senza chiarire, però, i motivi di tutto questo.
Così, eravamo già cresciuti quando sentimmo parlare, per la prima volta, della Madonna con la ‘piroccola’ nella Chiesa di Sant’Anna al Porto.
Si tratta, in verità, della Madonna del Soccorso, cara all’ordine degli Agostiniani che, nelle secolari peregrinazioni, adottarono proprio l’immagine ‘di una Madre’ pronta a tutelare i deboli e gli indifesi con tutta la forza e l’impeto necessari. Il problema è che, in quel luogo, gli Agostiniani non ci sarebbero mai stati.
La Chiesa, infatti, era un involucro sacro dedicato a Santa Maria di Porto Salvo, ubicato a fianco del Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Santa Teresa e risalente a prima del 1600. Fu nel 1849 che divenne sede della Confraternita di Sant’Anna proveniente da San Pietro a Corte.
In ogni caso, a quel tempo, il dipinto ci sembrò una anomalia. Perché, un frustino o una spada pure ci risultavano in mano a qualche Santo, ma non avevamo mai visto una Madonna minacciosa, così in contrasto con la tradizione iconografica della Signora del Cielo.
- invece, no. Anzi, quel dipinto esprime tutta la onnipotenza della Divinità a difesa dei figli, delle figlie e dell’intero creato, ‘buono’, contro l’azione, ‘cattiva’, di forze decise ad assumerne il predominio. Esistono, per chi crede, un Giudizio e una Giustizia, frutto della volontà di preservare il Mondo donato a tutti e di cui tutti hanno diritto di godere. Nella pace e nel bene.
Tutto questo, però, vale anche per chi non crede. Perché, pure in una visione laica delle cose, non si può negare che la stessa natura, normalmente benigna per le tante ricchezze che ha messo a nostra disposizione, usa a volte la ‘piroccola’ per difendere i suoi equilibri quando assalita e/o profondamente vandalizzata.
Se i modi duri sono consentiti alla Madonna, non si possono negare alla natura.
Basta guardare ai cambiamenti climatici, ovvero agli scossoni che, di tanto in tanto, interessano le nostre montagne. Possono essere una punizione, o anche semplicemente una reazione, per ‘informarci’ della necessità di rispettare i ‘buoni’ equilibri che ci consentono di vivere. In ogni caso, sono un allarme.
Abbiamo coperto e costruito sugli alvei dei fiumi. Adesso, sappiamo che anche la Caserma di Mercatello è sopra un fiume. Come molti fabbricati sulla linea di costa. E, con l’eccesso delle piogge, si allagano le strade e i campi, quando non ci vengono impartite punizioni più severe. L’alluvione del 1954 fu un esempio.
Che Sala Abbagnano fosse un territorio di natura friabile, era ben noto. Ci sono zone a rischio frana di categoria 2, media, e 3, elevata (fonte: Regione dx Sele). Già la galleria della tangenziale determinò qualche scompenso. Costruzioni a sbalzo, magari rette da pali, originano potenti pressioni anche sulle aree circostanti e, con la copertura del terreno vegetale, generano ruscellamenti di acque che si infiltrano in ogni dove. Le frane di fine anno ne hanno dato prova.
Abbiamo costruito sulle sorgenti di acque. Ma l’acqua non si arresta. E, oggi, quella sulfurea delle Terme Campione esce un poco dappertutto nei pressi del Parco Pinocchio e, sembra, costringa all’uso continuo delle pompe sommerse. Altrove, si allagano i pozzetti degli ascensori o i piani interrati.
Stiamo intaccando gli equilibri del costone dell’Olivieri. In passato, ripetutamente, la roccia ha ceduto rilasciando massi sulla sottostante carreggiata. Quell’area è classificata nelle categorie di rischio 3, elevata, e 4, ‘rossa’ (fonte: citata). E ci vogliamo far esplodere le mine per fare due gallerie.
Abbiamo costruito sul mare. E il rialzo della marea, o le mareggiate, inondano gli interrati. Sembra che, in quei luoghi, le pompe siano in funzione in permanenza.
Abbiamo tagliato gli alberi o abbandonato aree verdi, come il Colle Bellaria, e ci facciamo mancare l’ossigeno per respirare. E abbiamo interrato i rifiuti avvelenando i ‘pozzi’ dai quali berranno i nostri figli e nipoti.
E ci inorgogliamo per ogni consumo del suolo che cambia i ‘connotati’ al territorio sul presupposto della superiorità della mente umana sulla natura, Che ci punisce, prima o dopo. Perché, da quel che si vede, è certamente fornita di una buona ‘piroccola’. E la sa pure usare. Inutile meravigliarsi.
Sulla possibilità che la usi anche la Madonna, prima o dopo, non ci esprimiamo. Ma, chi crede, sostiene che non avrebbe problemi a colpire chi dovesse operare contro il Suo Creato. E. magari, lo ha fatto o lo farà.
La Giustizia, però, non è solo della natura o della Signora del Cielo. Esiste anche quella più semplicemente amministrata dagli uomini. E, purtroppo, a nostra vergogna, saranno le future generazioni a chiederci di giustificare le irrimediabili alterazioni arrecate ad un territorio che, in veste di utilizzatori pro-tempore, saremmo tenuti a trasmettere a loro vantaggio. E chissà che non ci faranno provare gli effetti dell’uso della ‘piroccola’, anche solo negandoci il ricordo.
In fondo, evitarla non è difficile. Basta rispettare i diritti e i doveri, operare con equità, tutelare la Comunità applicando le migliori pratiche di gestione, utilizzare i ‘beni comuni’ a beneficio di tutti.
Ma, soprattutto, adottare regole di amore verso chi c’è e verso chi ci sarà.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
P.S.: ringraziamo il dr. Enzo Barone per i suggerimenti storico/religiosi.