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Il governo dei cittadini all’epoca del Coronavirus (di Angelo Giubileo)

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E’ esattamente il 21 gennaio di quest’anno quando, in ordine alla questione del Covid 2019, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, a nome del governo afferma di essere “in contatto costante con le principali istituzioni internazionali, in modo particolare l’Oms e l’Ecdc” e “la situazione al momento è sotto controllo”.

A distanza di 45 giorni, senza aggiungere altro, possiamo invece affermare che la situazione non appare al momento sotto controllo, tanto che, potremmo dire, si navighi a vista. Pertanto, rispetto a 45 giorni fa, qualcosa non è andata nel verso giusto; ma, come si suol dire, e a maggior ragione in casi come questo, è inutile piangere sul latte versato. Quel che serve è piuttosto guardare a quelle che dovrebbero essere e sono le misure da adottare per il controllo presente della situazione.

E allora: non c’è dubbio che in Italia, da almeno 4-5 giorni, il controllo è passato dalle “teste” dei politici alle “mani” dei tecnici esperti della sanità. Infatti, come ha ribadito 2 giorni fa lo stesso Capo del Governo, le proprie decisioni assunte con decreto d’urgenza sono state dettate dai medici sanitari in qualche modo esperti del virus e delle relative possibili dinamiche di contagio.

La decisione dei tecnici andrebbe quindi sostenuta a pieno regime, in primis dagli stessi politici e quindi da tutte le forze istituzionali, sociali e singoli cittadini che risiedono e dimorano nel paese. Ma, nell’arco di appena 48 ore, anche questa forma di controllo è in parte svanita, sotto il peso piuttosto dell’incapacità e viceversa dell’irresponsabilità degli uni e degli altri. Tanto che la situazione odierna sembra diventare di ora in ora sempre più incerta e quindi sfuggire in qualche modo a un controllo che appare viceversa necessario.

Questa sensazione è infatti avvalorata da una sorta di esilio internazionale in cui l’Italia è precipitata: esilio iniziato da circa 15 giorni con la chiusura di determinate rotte da e per l’Italia, esilio alimentato all’inizio di questa settimana dalla diffusione del noto video “CORONA pizze – Covid 2019” a opera della tv francese Canal +, esilio ieri confermato e rafforzato dal servizio della CNN che ritiene l’Italia il focolaio del virus.

Di fronte a questa escalation negativa, il Capo dello Stato – in quanto massimo rappresentante del Paese – ha ritenuto doveroso ed evidentemente improcrastinabile un suo intervento televisivo alla nazione. E l’ha fatto invitando tutti i cittadini a: 1) avere fiducia che supereremo l’emergenza; 2) osservare le indicazioni del governo. E’ chiaro che di questo secondo richiamo avremmo dovuto fare a meno; ma, il fatto che c’è stato dimostra che esso sia sembrato piuttosto necessario.

Così che, di fatto, è stata in qualche modo sminuita la capacità di controllo e quindi diminuito il peso del Governo, esercitato meno di 48 ore prima attraverso la formulazione dell’apposito decreto. Il primo richiamo del Capo dello Stato apre invece al futuro l’orizzonte dell’intero paese, dimostratosi in qualche modo incapace di gestire la crisi e le crisi che hanno attraversato la Seconda Repubblica.

La nostra opinione è che questo primo richiamo del Capo dello Stato alla fiducia sia piuttosto un appello alla realizzazione di uno sforzo comune, da parte di tutti, che finalmente ci consenta di uscire dalle sabbie mobili in cui già da tempo ci stiamo dibattendo. Uno sforzo che dovrebbe partire dal Governo, poi dall’opposizione, ma che, in mancanza, siamo fiduciosi che, come ribadito dal nostro Capo dello Stato, i cittadini sono comunque pronti a sostenere.

Angelo Giubileo

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