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Quando il calcio di fermò nel 73′ per il colera e nell’80 per il terremoto

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Strade vuote, distanze da rispettare mascherine protettive da indossare. Sembra un film ed invece è realtà. Quando tutto sarà passato, ci auguriamo presto, inseriremo questo momento nell’album dei ricordi incastrandolo tra i disagi e le paure del vivere quotidiano ma legandolo anche a cose più ludiche e piacevoli.

Magari un compleanno, una nascita e perché no anche un ricordo a quel campionato di B fermo per chissà quanto tempo dopo il ko di Perugia ma con un finale ancora da scrivere. Nei 100 anni di storia della Salernitana (a Febbraio scorso la data del debutto ufficiale 100 anni fa sul campo della Juve Stabia) i granata hanno vissuto uno stop dal gioco così lungo per motivi che esulano dal calcio.

Il Mattino oggi in edicola ricorda alcuni precedenti come quella tra agosto e settembre del 1973 per un’epidemia di colera originata proprio in Campania. Allora venne rinviata la prima gara della stagione del cavalluccio, che doveva giocarsi in trasferta a Frosinone. Fu invece giocata la seconda, contro la Turris, optando per il campo neutro, ma paradossalmente, con il Vestuti appunto chiuso per esigenze sanitarie, fu scelto lo stadio Collana di Napoli, dove c’era il focolaio principale dell’epidemia. In tutto furono 22 i giorni lontani dal campo per la Salernitana.

Durò leggermente meno la pausa imposta dal terremoto del 1980. Era il 23 novembre e i granata avevano appena pareggiato contro la Turris. Il prato del Vestuti venne adibito ad ospitare gli sfollati e la squadra sospese gli allenamenti per dieci giorni, lasciando rientrare i calciatori nelle rispettive città.

Il primo impegno dopo lo stop fu la gara di Coppa Italia in casa del Martina Franca, mentre il campionato riprese il 14 dicembre (21 giorni dopo) a Francavilla. Mentre dalla gara a porte chiuse del Curi alla prevista data del primo impegno in Serie B una volta che sarà tutto tornato alla normalità, ad ora il 5 aprile, passeranno in tutto 28 giorni.

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