Ci ha inviato una lettera-messaggio, che volentieri pubblichiamo: “Non mi è mai piaciuta la ribalta, non sono uno da palcoscenico, quando c’è da ricevere elogi sono sempre nascosto nelle ultime file, ho sempre detto gli altri sono i protagonisti io ci ho messo poco del mio, sono una persona normalissima, con mille difetti e pochi pregi. Oggi non scrivo per un mi piace, né per un commento, scrivo per salutare, dare il mio arrivederci alla mia città. In un periodo dove a giusta ragione tutti scappano dalla paura, io le vado incontro, si perché non mi vergogno a dirlo, fa parte delle fragilità dell’uomo: ho paura anche io. Vado a Cremona all’ospedale Maggiore, in piena emergenza coronavirus, dove l’epidemia la sta facendo da padrona, non so quanti al mio posto avrebbero accettato, ma mi “hanno chiamato” perché sono al collasso, hanno bisogno d’aiuto, stanno reclutando personale medico e di supporto. Sono un Oss (operatore socio-sanitario) non sono nessuno, non sono un medico, né un infermiere, loro sono i veri eroi. Ma vado perché devo, e voglio, per senso di responsabilità, per senso civico, per coscienza, per lavoro. Si per lavoro. Un lavoro che la mia terra, in tre anni di vita da inoccupato non mi ha saputo garantire. Lascio mia moglie, che avrebbe bisogno di me qui per motivi che non vado a specificare, i miei figli che in questo momento avrebbero necessità della mia presenza, lascio la mia famiglia, i ragazzi e la società della mia Longobarda la squadra che alleno, i parenti, le persone che amo. Vado ma ritornerò, porterò al Nord un po’ di noi, di voi, della mia Salerno e della mia salernitanità, ci vediamo spero presto, per i lombardi e per l’Italia intera. Nel frattempo non smettete di volermi bene adesso ho bisogno di voi, del vostro affetto. Grazie”.